MILANO «Una pagina triste per la giustizia italiana» in quanto una sentenza «nulla perché scritta con il metodo del “copia-incolla” e quindi senza una vera motivazione, e depositata “a rate” in violazione di tutte le norme in materia, è stata salvata in nome della “ragion di Stato” che chiedeva a gran voce la condanna dei presunti e cosiddetti “mafiosi”». È il commento affidato a una nota firmata dagli avvocati Raffaelle Della Valle, Ivano Chiesa, Manuela Cacciuttolo, Donatella Rapetti, Luigina Pingitore, Manuel Sarno, Michele D’Agostino, Francesco Mandalarie Antonio D’Amelio difensori di alcuni dei 92 imputati nel processo “Infinito” con al centro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia e che ieri si sono visti confermare dalla Cassazione la sentenza di secondo grado. I legali avevano chiesto alla Suprema Corte l’annullamento della sentenza della Corta d’Appello di Milano ritenendola “viziata” già da quando, in primo grado, il gup Roberto Arnaldi depositò le motivazioni in due tempi e «utilizzando il metodo del “copia-incolla” degli atti istruttori». «Quando le regole processuali cedono il passo di fronte ad esigenze diverse – hanno aggiunto gli avvocati – la giustizia perde e lo Stato di diritto trema». «Noi, come difensori di alcuni imputati del processo “Infinto” – hanno concluso i legali –, ma soprattutto come cittadini di questo Paese, manifestiamo la nostra amarezza e la nostra preoccupazione per una sentenza gravemente ingiusta». (0050)
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