Dopo le dichiarazioni dell’onorevole Ernesto Magorno, rese a caldo subito dopo l’infelice esito delle amministrative di Rende, e le sue conclusioni nella riunione della residua pattuglia dei renziani calabresi che ancora gli credono, comincio a temere anch’io che si stia lavorando per far tornare a vincere il centrodestra in Calabria. Spero involontariamente. Un partito come il Pd, che ha nel suo Dna la concezione subliminale del valore della partecipazione, non può permettersi il lusso di sfogliare la margheritina con il dilemma primarie sì o primarie no, sapendo di prestare il fianco ad inevitabili polemiche nello stesso schieramento di centro sinistra e determinando così una situazione di confusione tendente a favorire il centrodestra! Specie se dovesse determinarsi per prima di ricorrere allo strumento selettivo diretto, peraltro legiferato dallo stesso Statuto della Regione Calabria.
In politica c’è una regola non scritta ma che vale molto di più rispetto a quelle codificate negli statuti dei partiti. È quella dettata dall’etica della responsabilità, a cui dovrebbero attenersi tutti i dirigenti di partito e che sembra non sfiorare nemmeno lontanamente l’attuale segretario del mio partito. Mi domando, infatti, se dopo la lunga serie di “incidenti politici” che ha caratterizzato l’attività politica dello “sfortunato” o “inadeguato” segretario regionale e di cui citerò quelli più eclatanti come la mancata nomina della segreteria regionale, la pretesa richiesta inascoltata di dimissioni dei consiglieri regionali, il flop delle firme per lo scioglimento del consiglio regionale, l’incauta lettera di sponsorizzazione della Terremoto, il rifiuto del giudice Gratteri e le titubanze di Florindo Rubbettino, il silenzio sugli scandali regionali, la mancata elezione di calabresi al parlamento europeo e le stesse sconfitte di Montalto e Rende, abbia senso per lui proseguire lungo il percorso che si sta palesando sempre più privo di significato e di consistenza progettuale, oltre che banalmente impiantato su annunci ad effetto, neanche tanto originali.
Spiace che non abbia percepito la freddezza dei suoi stessi “aficionados”, peraltro seriamente preoccupati di una situazione in cui si avverte forte la preoccupazione che sta precipitando nel caos l’intero sistema di relazioni interne e di rapporti nel centro sinistra, con il concreto rischio di dilapidare miseramente non solo l’ingente dote rappresentata dai quattro anni di disamministrazione della cosa pubblica da parte di Scopelliti e dei suoi yes-men, ma lo stesso effetto di trascinamento prodotto dal dinamismo del nostro premier. Prima che sia troppo tardi e che non si debba assistere al desolante pianto dei coccodrilli di turno sarebbe auspicabile che si procedesse a porre in essere l’unica iniziativa seria e responsabile che lo riabiliterebbe anche dinanzi agli occhi degli stessi renziani della prima ora: dimettersi e convocare l’Assemblea per eleggere un nuovo segretario regionale. Sarebbe un gesto di grande responsabilità, da renziano puro, che tutti apprezzeremmo e che, soprattutto, apprezzerebbero i calabresi.
* Pd Catanzaro
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