LAMEZIA TERME Alla vigilia dell’arrivo di Papa Francesco in Calabria, il magistrato Nicola Gratteri, intervenendo a “Trame.4, festival dei libri sulle mafie” in corso a Lamezia Terme, parla dei rischi che corre il pontefice. «Il Papa rischia? Certamente. Il rischio c’è soprattutto quando in modo sistematico si porta avanti un progetto per deviare il corso di un fiume. Così come rischia il magistrato, non quando arresta cinquanta persone perché questo è fisiologico, ma quando in modo sistematico non molla per vent’anni. Ma il Papa, dal mio punto di vista, rischiava soprattutto quando dopo il suo insediamento, nell’arco di una settimana, dieci giorni (considerati i tempi lentissimi della Chiesa) aveva messo in discussione tutto. Una rivoluzione: in Vaticano non era rimasta al suo posto nemmeno una sedia». Per Gratteri, intervistato dal giornalista Andrea Purgatori, sul libro “Acqua Santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta” il pontefice però negli ultimi tempi ha ammorbido i toni: «Questo Papa aveva alzato il tiro cominciando a parlare di Ior, mettendo in discussione la necessità che lo Stato Vaticano dovesse avere una banca e facesse affari. Ma da cinque, sei mesi, il Papa ha cambiato il suo tiro. Non parla più dell’organizzazione interna del Vaticano, ora parla dell’amore: abbracci, carezze e fotografie. Non parla più dell’architettura della Chiesa perché è un’operazione che si sta rivelando molto più rischiosa e difficile rispetto al momento in cui si era insediato. Prima sembrava una cosa facile, sembrava che presto avremmo visto una rivoluzione. Ma si vede che i lavori in corso hanno trovato roccia viva, granito. In Vaticano è in corso una sfida di potere che nulla ha a che vedere con i poveri, col credo, con la religione o con la carezza agli ultimi. È un gioco di potere vero, di potere reale. «Poi c’è il problema della pedofilia – ha proseguito Gratteri – che non riguarda solo l’Italia ma anche la Germania, il Canada e gli Stati Uniti. Lì sono state fatte operazioni finanziarie per sottrarre capitali della Chiesa che avrebbero potuto essere sequestrati per risarcire le vittime della pedofilia. Questo non è successo anni fa, ma nel 2014. Uno magari immagina di mandare il proprio figlio al catechismo e invece quel bambino torna a casa dopo aver subìto violenze. E dopo che succedono queste cose, le vittime e le famiglie non possono nemmeno ottenere un risarcimento». (0050)
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