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Pd, D'Attorre: sì al candidato unitario

LAMEZIA TERME Assicura di «non essere improvvisamente diventato renziano» ma al contempo di non aver nessuna difficoltà ad ammettere «che l’ideale sarebbe andare alle primarie di coalizione con un …

Pubblicato il: 22/06/2014 – 15:31
Pd, D'Attorre: sì al candidato unitario

LAMEZIA TERME Assicura di «non essere improvvisamente diventato renziano» ma al contempo di non aver nessuna difficoltà ad ammettere «che l’ideale sarebbe andare alle primarie di coalizione con un candidato unitario del Pd». Alfredo D’Attorre non arretra di un millimetro rispetto all’exploit dell’ultima riunione del Nazareno, quando con (grossa) sorpresa di Nico Stumpo e Mario Oliverio, ha dichiarato di voler lavorare per «favorire una soluzione unitaria» in vista dell’assemblea regionale del partito in programma per lunedì 30. L’ex commissario del Pd calabrese ribadisce il suo «no a soluzione verticistiche» e reputa un errore «opporsi aprioristicamente a una candidatura unica del Pd». Giura di non avere nulla né contro Oliverio, né contro Demetrio Naccari Carlizzi («il rinnovamento non si fa certo con l’anagrafe»), il deputato bersaniano, tra i più impegnati nella costruzione di Area riformista, la nuova corrente dalemian-bersaniana del Pd. E fa appello alle regole dello statuto del partito. Che all’articolo 18, comma 3, recita: «Nel caso di primarie di coalizione, gli iscritti al Pd possono avanzare la loro candidatura qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il trentacinque per cento dei componenti dell’assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il venti per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale». Fatti due rapidi calcoli, insomma, è abbastanza difficile ipotizzare che possano essere più di due i candidate del Pd alle primarie. «Se nell’assemblea c’è il consenso per avere più candidati – ragiona D’Attorre –, che ben vengano». E a chi gli fa notare a cosa sia dovuto questo improvviso ritorno d’interesse per le questioni calabresi, l’ex commissario spedito da Bersani in Calabria per sostituire Adriano Musi, frena: «Voglio legare la mia presenza in Calabria soltanto a un impegno parlamentare in favore di Catanzaro e della sua provincia, territorio dove sono stato votato alle primarie». Certo è che Oliverio non l’ha presa bene. Si narra di un presidente della Provincia di Cosenza furente per lo “sgarbo” compiuto da un dirigente «che ho sempre difeso e a cui non ho mai fatto mancare il mio sostegno». Ciò comunque non impedisce a Oliverio di guardare avanti in vista della decisiva (?) assemblea della prossima settimana. Il punto interrogativo appena utilizzato non è casuale perché tutto potrebbe essere ribaltato da un intervento diretto di Matteo Renzi. La Calabria sarà l’unica regione che dovrebbe andare il voto nel prossimo autunno e il premier-segretario del Pd non ha nessuna intenzione di restare a guardare. «Calabria e Campania – va ripetendo a chi ha avuto modo di parlargli in queste ultime settimane – sono due regioni fondamentali da conquistare dopo gli insuccessi del centrodestra. Con i nuovi fondi comunitari in arrivo da Bruxelles abbiamo la possibilità di dimostrare che ancora esiste una via per il rilancio del Mezzogiorno e per questo c’è bisogno di candidare gente motivata e di rottura rispetto al passato». 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

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