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Al Maca le opere di Lucio Fontana e Victor Vasarely

I grandi nomi dell’arte saranno presto in mostra al Museo di Arte Contemporanea di Acri. A partire dal 12 luglio appassionati e non solo potranno perdersi nei meandri dello spazialismo di Lucio Fon…

Pubblicato il: 01/07/2014 – 14:36
Al Maca le opere di Lucio Fontana e Victor Vasarely

I grandi nomi dell’arte saranno presto in mostra al Museo di Arte Contemporanea di Acri. A partire dal 12 luglio appassionati e non solo potranno perdersi nei meandri dello spazialismo di Lucio Fontana o tra l’entropia di Victor Vasarely. Nel tempio di Silvio Vigliaturo – artista originario di Acri che ha lasciato al Maca ben 237 lavori delle sue famose sculture in vetro – arriveranno le opere degli artisti che hanno influenzato l’intera Europa col loro rivoluzionario concetto di arte. Nonostante la sua vastissima produzione artistica, Fontana è ricordato dalla Storia per le sue “attese”, ossia il concetto spaziale dell’arte che non si estingue sulla superficie della tela ma va ben oltre la stessa. Alla fine degli anni ’50, Fontana comincia a sperimentare il suo concetto: su una tela uniformemente dipinta, l’artista italo-argentino vi applica dei tagli con un rasoio. Tre linee ricavate verticalmente dalla lama “feriscono” in un certo senso la tela, che perde la propria tradizionale funzione e piuttosto che mostrare ciò che sta sopra di essa induce chi la guarda ad andare oltre con lo sguardo. Questo “superamento della pittura” somiglia quasi all’errore picassiano, che da una macchia fatta per sbaglio sulla tela ne trae la massima ispirazione per la realizzazione di un’opera. Allo stesso modo, l’errore di tagliare la tela – riconosciuto tale dalla concezione classica – diventa esso stesso un modo creativo per la realizzazione di un’opera. Secondo la critica, lo spazio creato attraverso il taglio della tela apre un varco che fa assumere all’opera stessa un aspetto tridimensionale. La provocazione lanciata qui da Fontana si inserisce nella secolare diatriba tra scultura e pittura: lo spazialismo fontaniano rompe una volta per tutte la bidimensionalità della tela. Sempre negli anni ’50, mentre Fontana si cimentava nelle sue sperimentazioni, Victor Vasarely gettava le basi dell’Optical Art (costola dell’arte cinetica). Partendo dal pointillisme di Seurat, che postulava il suo metodo pittorico nell’unione di infiniti punti, Vasarely utilizzò le sue forme come elementi grafici che nel loro insieme disturbano la vista dello spettatore. Attraverso queste, l’artista ungherese arrivò alla creazione dell’unità plastica, assioma del suo metodo di creazione che consiste nella necessaria unione di 2 forme. Come ha sostenuto l’artista stesso «due forme-colori formano l’unità plastica, vale a dire l’unità di quella creazione artistica: e la persistente, onnipresente dualità, viene finalmente riconosciuta inscindibile». L’unità plastica – molecola formata da due atomi con effetti cromatici opposti – contribuisce a dare un movimento apparente all’opera. Con l’avvento “dell’alfabeto plastico” di Vasarely, si arriva dunque ad una creazione che nel complesso aggredisce la percezione visiva, impegnata a discernere i differenti profili dell’opera d’arte. A partire dal 12 luglio, il Maca sarà dunque teatro di due grandi rivoluzionari dell’Arte.
Dell’artista Lucio Fontana verranno esposte le opere “Concetto spaziale” (serie di opere), “Il sette magnetico” (1968), “Nudo” (1944), “Studio per pietre” (1953-57), “Ambiente spaziale” (1965), “Teatrino” (1964-1966), “Studi per concetti spaziali” (1958), “Manifesto mostra Galleria Il Cavallino” (VE – 1957). Di Victor Vasarely saranno invece presenti le opere “Ixium” (1951), “Ixium C” (1955/1975), “Davalaghiri” (1955) “Composition” (anni ’50), “Sir-Ris-BB” (1959-1968), “Nefeleys 2” (1971), “2170 VP 106” (1969).

 

b. g.

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