Ma dopo i fatti di Oppido tocca allo Stato restituirci la dignità della cittadinanza
Qualcosa sta cambiando anche in terra di Calabria e questa è una buona notizia. Di quanto accaduto durante la processione a Oppido Mamertina e durante la messa ove il prete ha dato una interpretazion…
Qualcosa sta cambiando anche in terra di Calabria e questa è una buona notizia. Di quanto accaduto durante la processione a Oppido Mamertina e durante la messa ove il prete ha dato una interpretazione assai personale al messaggio evangelico del porgere l’altra guancia se ne sta parlando moltissimo. Fanno accapponare la pelle, le non troppo sudbole minacce che l’amico del parroco rivolge ai giornalisti sul sagrato della Chiesa. Il tono di queste ultime rende superflua qualsiasi traduzione. È come se in quella porzione di territorio italiano, la ‘ndrangheta sentisse il bisogno di ribadire che a esercitare la sovranità (tanto temporale quanto “spirituale”) sono loro. Al maresciallo, del resto, recriminano che fino allo scorso anno nessuno si era lamentato… Di tutto ciò si parla sui maggiori quotidiani, sui social network e nei telegiornali. A parlarne sono esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni, l’ordine dei giornalisti, semplici cittadini, uomini e donne di Chiesa e uomini e donne che non si riconoscono in quella fede e/o in nessuna fede.
Soprattutto, ne stanno parlando i calabresi: sintomo, si vuole sperare, della presa di coscienza di quanto non sia “normale” che dei portantini si fermino davanti alla casa di un boss inchinandosi e omaggiandolo, forti della presunta protezione di uno dei simboli della religione cattolica, la madre di Gesù. A me che credente non sono, la sola idea che di quel simbolo si siano impossessati mafiosi di ogni sorta produce capogiri e voltastomaco. Ora, se fino a qualche anno fa, simili atteggiamenti di deferenza erano da ascrivere all’ordine naturale delle cose, oggi, e specie dopo la forte presa di posizione del Pontefice, evidentemente non lo sono più. Oggi, a fronte di quelle sceneggiate, della volgarità delle parole del parroco e del gesto poco da signora della signora all’uscita della Messa dobbiamo interrogarci su cosa possa mai significare per quelle persone essere cittadini e essere fedeli. Forse né cittadini, né fedeli. Non cittadini perché la cittadinanza repubblicana vuole individui consapevoli della titolarità dei diritti, propri e altrui; costruisce una cultura ove solo lo Stato può esercitare il monopolio legittimo della forza; ci rende refrattari a ogni forma di signoria territoriale. Non fedeli della confessione religiosa cattolica ove l’amore per il prossimo è per tutti i nostri prossimi e non solo per la propria famiglia di sangue e gli affiliati.
Un altro ordine di considerazioni, però, si impone a chi da anni studia le implicazioni del principio di laicità e milita in Libera. In specie, non sentodi poter condividere la posizione di quei pezzi di Stato, in specie magistrati, che esortano chi di dovere a non celebrare più le processioni. Da non credente, ne sarei ben felice. Da cittadina di uno Stato laico continuo a credere che l’unica strada da perseguire sia quella della separazione degli ordini. Le processioni appartengono ad un ordine altro rispetto a quello temporale e sospenderle è affare della Chiesa. Gradirei anche che sulle questioni dell’aldiqua, la Chiesa si astenesse dall’intervenire. Simili considerazioni potrei farle per la scomunica. Ai tempi del comunismo era facile individuare i rossi mangiatori di bambini. Bastava essere iscritti al Pci. I mafiosi non hanno tessere, però. Vogliono scomunicarli? Ottimo, se porta acqua al mulino della lotta alla mafia. Io continuo a guardare all’ordine temporale, è allo Stato e alle sue articolazioni territoriali che io guardo e da cui pretendo azioni serie e continuative. È lo Stato a dover fare di più. È lo Stato, e quindi noi, a dover pretendere di esercitare il monopolio legittimo della forza. È allo Stato che compete il dovere di restituirci la dignità della cittadinanza.
* costituzionaliata Unical e socia di Libera