MELITO PORTO SALVO In certe zone della Calabria la gravidanza è un mistero (buffo), un fatto totalmente imprevedibile, un evento che si appalesa all’improvviso. Toh, sono incinta, sta’ a vedere che devo partorire. E non ci si riferisce al momento del concepimento, ché quello può anche essere un fatto incidentale e non programmato. Ma, di norma, il decorso della maternità dovrebbe essere lo stesso per tutti: 9 mesi, salvo anticipi; e le cose vanno così da almeno un paio di millenni. Nella Locride, invece, anche questo punto fermo della medicina e dell’umanità sembra essere soggetto alla bizzarria del caso. Infatti, proprio per garantire al meglio i parti “inaspettati” (che, per carità, a volte avvengono in netto anticipo e bisogna intervenire con tempestività), l’Asp di Reggio ha pensato bene di organizzarsi per andare incontro alle esigenze di gestanti che, senza alcuna avvisaglia né preavviso, si trovano a dover affrontare un imprevisto che non avevano messo in conto: il travaglio.
La soluzione, di primo acchito, può sembrare anacronistica, ma di certo sarà funzionale alla nuova “emergenza”: il parto in ambulanza. Altro che cliniche con tutti i comfort, punti nascita pubblici all’avanguardia, cesarei in sicurezza e medici con un alto tasso di professionalità. In Calabria la tecnologia che permette di fare previsioni sul futuro – i ginecologi ormai sanno calcolare con un minimo tasso di errore la finestra temporale in cui avverrà il parto, ma non da queste parti, evidentemente – ancora non c’è? Bisogna correre ai ripari. Una delibera del direttore sanitario dell’Azienda, Ermete Tripodi, potrebbe risolvere tutto e rassicurare le future madri che non hanno neanche una vaga idea di quando daranno i natali ai loro figli. «In caso di gestante in travaglio di parto presente al pronto soccorso del presidio di Melito Porto Salvo, dovrà attivarsi prontamente la consulenza del dirigente medico di Ginecologia in servizio attivo in reparto o in pronta disponibilità, il quale, valutate le condizioni cliniche della partoriente e del nascituro, e il tempo strettamente necessario al trasporto della paziente in travaglio di parto, attiverà il trasferimento della gestante» agli Ospedali Riuniti di Reggio «e assisterà la paziente durante il trasferimento stesso».
Di fronte all’imprevedibilità della natura bisogna approntare le giuste contromosse e non farsi trovare impreparati.
I MOTIVI
Un antefatto spiega le ragioni di una delibera singolare. Con un decreto del 16 novembre 2010, il commissario alla Sanità calabrese, Peppe Scopelliti, ha disposto la disattivazione del punto nascita dell’ospedale di Melito. Eppure, le donne in stato interessante non vogliono proprio farsene una ragione. Difatti l’Asp prende atto «delle continue e pressanti situazioni di partorienti in travaglio di parto che si presentano al Pronto soccorso del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo, nonostante la disattivazione del punto nascita e la contestuale cancellazione delle attività specialistiche di ostetricia, ad esclusione delle sole prestazioni di ginecologia».
IL TRAVAGLIO
Cioè: nei (circa, ma non è detto) nove mesi di attesa che le separano dal parto, alle future mamme di Melito e dintorni – verosimilmente in ansia e quindi alla ricerca della clinica o dell’ospedale giusti per il grande momento – nessuno dice che il punto nascita è chiuso e loro, totalmente impreparate, bussano a una porta chiusa subito dopo la rottura delle acque. Già. E allora che fanno? Si imbarcano con il loro pancione su un’ambulanza del 118, che dovrà portarle in fretta e furia a Reggio. Per andare da Melito al capoluogo servono una ventina di minuti. Un’eternità in cui può succedere di tutto, anche di partorire. All’Asp, però, hanno pensato davvero a ogni eventualità: «Qualora il ginecologo dovesse ritenere che la nascita possa avvenire durante il tragitto, lo stesso ginecologo disporrà l’intervento a bordo dell’ambulanza dell’anestesista rianimatore reperibile, il quale dovrà garantire l’assistenza rianimatoria al neonato». Insomma, l’Asp è preparata anche di fronte agli scherzi inopportuni del fato. Messaggio implicito: siamo in grado di far nascere bambini dovunque.
UNA SPIEGAZIONE POSSIBILE
Cotanta efficienza, però, ha insospettito parecchi addetti ai lavori. Che si chiedono: è possibile predisporre una delibera di questo tipo nel 2014? Va bene che la sanità calabrese è messa male, ma così lo è un po’ troppo. Il parto in ambulanza poteva avvenire 50 anni fa. Ma oggi? Non sarà allora un trucchetto (obsoleto ma originale) per assicurare la permanenza di personale medico e infermieristico in una struttura, quella di Melito, che avrebbe dovuto chiudere i battenti già da un pezzo?
Nessuno ha una risposta che possa chiarire il mistero della nascita e la fondatezza del sospetto. Comunque sia, ci sarà sempre un’ambulanza ad assicurare il diritto alla vita. E non è poco.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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