PAOLA Controlli a tappeto anche nelle ore notturne su tutti depuratori del Tirreno cosentino. La nuova operazione – su specifico ordine del procuratore capo di Paola, Bruno Giordano – coinvolgerà decine di uomini e mezzi della polizia provinciale di Cosenza e sarà diretta a verificare se dagli impianti presenti lungo la costa tirrenica dovesse registrarsi qualsiasi anomalia. In particolare l’operazione – frutto di un certosino lavoro iniziato già da febbraio scorso – dovrebbe consentire di comprendere se e come i reflui fognari finiscono nei terreni circostanti i depuratori o, peggio, nei corsi d’acqua e da lì in mare. I controlli degli agenti dislocati lungo la costa – che si intensificheranno nelle prossime ore – cercheranno anche di individuare le presenza di possibili scarichi abusivi che dovessero avvenire nel corso della notte e in condizioni meteorologiche avverse. Dall’esperienza maturata da anni di indagini è emerso, infatti, che molti sversamenti abusivi di liquami fognari sono avvenuti proprio nel corso di temporali e di piogge intense. Condizioni che, secondo le previsioni meteo in possesso degli inquirenti, dovrebbero verificarsi lungo il Tirreno nelle prossime ore. Da qui la maxi-operazione partita dalla Procura di Paola per stanare situazioni illegali. Fin da questa notte mezzi e agenti della polizia provinciale di Cosenza – con il supporto anche del personale del nucleo Ambiente della Procura – passerà al setaccio le strutture dislocate lungo la costa. Inoltre nelle prossimi giorni, sempre su delega del procuratore capo Giordano, gli agenti effettueranno accertamenti a tappeto in 36 dei 38 impianti con il personale tecnico dei vari Comuni per verificare quali provvedimenti sono stati adottati dalle varie amministrazioni locali a seguito delle relazioni tecniche già inviate dalla Procura che individuavano diverse anomalie ai depuratori della zona. Le relazioni, giunte sul tavolo del procuratore capo Giordano a giugno scorso, hanno disegnato, infatti, un quadro d’assieme ancora molto complicato in tema di depurazione delle acque reflue. I casi di anomalie strutturali, già evidenziati anche dal Corriere della Calabria, sarebbero molteplici. Ad esempio ci sono impianti lungo il Tirreno cosentino in cui gli inquirenti – durante l’attività di indagine – avrebbero riscontrato fenomeni di trascinamento dei fanghi direttamente nello scarico finale e, dunque, in mare. E poi sarebbero stati trovati in alcuni depuratori le vasche di sedimentazione stracolme. Mentre altre presenterebbero segni di infiltrazione e fuoriuscita di reflui. Gli agenti della polizia provinciale, assieme agli uomini della capitaneria di Porto e al Noe, avrebbero scoperto anche tubi e sistemi di canalizzazione dei liquami che permetterebbero di bypassare intere fasi di ossidazione e di sedimentazione. E poi ci sono flottatori non funzionanti, vasche di sedimentazione fuori uso, ispessitori dei fanghi non attivi, disidratatori non in regola, vasche di ossidazione ferme. Impianti tecnologici che di fatto impedirebbero una corretta depurazione dei reflui, vanificando l’utilità stessa della struttura. Senza contare che, ad esempio, per aggirare il problema della mancanza del dosatore automatico di cloro – non funzionante –, in diversi casi gli inquirenti avrebbero accertato che sarebbero state utilizzate pastiglie. Una metodologia che avrebbe comportato la presenza di un eccesso di ipoclorite nello scarico finale che sarebbe finito nei corsi d’acqua o in mare con rischi potenziali per la salute pubblica. Dunque un lungo rosario di malfuzionamenti che, se non corretti, potrebbero avere effetti sulla qualità delle acque di balneazione del Tirreno e dunque ricadute sul turismo della costa. Da qui l’accelerazione impressa dalla Procura nelle ultime ore tesa, appunto, a scongiurare il peggioramento della situazione, a prevenire abusi e, eventualmente, individuare i responsabili di azioni illegali nella gestione dei depuratori della costa.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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