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Tre mesi o quattro anni e mezzo? Naccari Carlizzi accusa la Arcidiaco

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere un paio di giorni per sapere se il procedimento penale per abuso d’ufficio aperto a carico del primario facente funzioni di Dermatologia, Maria Carmela Arcidiaco…

Pubblicato il: 15/07/2014 – 15:31
Tre mesi o quattro anni e mezzo? Naccari Carlizzi accusa la Arcidiaco

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere un paio di giorni per sapere se il procedimento penale per abuso d’ufficio aperto a carico del primario facente funzioni di Dermatologia, Maria Carmela Arcidiaco, terminerà con un’archiviazione o se – come richiesto dall’avvocato Demetrio Naccari Carlizzi, autore dell’esposto che ha fatto partire l’indagine – sarà disposta ulteriore attività investigativa volta a verificare i motivi per i quali non sia stato bandito un concorso per il posto di primario «consentendo invece alla Dott.ssa Arcidiaco di percepire indisturbata le indennità di posizione non dovute perché in palesa violazione di legge». Una vicenda complessa che si innesta nel grande calderone di veleni e polemiche nate attorno alle nomine ospedaliere nel reparto di Dermatologia, si intreccia con il periplo burocratico del reparto – ex struttura complessa declassata a struttura semplice, inquadrata in seguito ancora come struttura complessa – e corre parallela a quella che ieri ha visto il pm Mauro Tenaglia chiedere il rinvio a giudizio per il consigliere regionale Naccari perché in concorso con la moglie, Valeria Falcomatà – attualmente dirigente medico proprio in Dermatologia – avrebbe indotto «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio presso la giunta della Regione Calabria e presso l’Azienda ospedaliera Bianchi Melacrinò Morelli a dargli indebitamente l’utilità consistente nell’arbitraria facoltà di ingerirsi (in spregio alla normativa che regola le procedure di nomina) nella scelta dei membri della commissione d’esame che avrebbe giudicato il concorso pubblico». Un procedimento quest’ultimo scaturito dalle denunce della Arcidiaco, che figura invece in qualità di indagata nell’indagine partita in seguito all’esposto di Naccari, che ha denunciato l’attuale primario facente funzioni di Dermatologia per calunnia, diffamazione e abuso d’ufficio. Ed è proprio su quest’ultimo punto che si basa oggi l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal pm Tenaglia.

 

Per il pm non ci sono ipotesi di abuso d’ufficio

Per il sostituto della Procura di Reggio Calabria, non ci sarebbero elementi per procedere contro la Arcidiaco – assistita dall’avvocato Francesco Albanese – perché «l’incarico – scrive il pm nell’istanza di archiviazione – fu mantenuto per soli 15 mesi (e dunque solo tre mesi in più di quanto indicato da Naccari in denuncia) ed esattamente fino al 30.12. 2004, quando la Direzione generale pro tempore, decideva in base ad una serie di valutazioni del Nucleo di valutazione strategica, di trasformare l’unità operativa complessa di dermatologia in unità operativa interdipartimentale, con riduzione dei posti letto da 13 a 8 ed aumento dei posti letto in Day hospital da 1 a 2. All’Arcidiaco veniva quindi affidato il nuovo incarico di responsabile della neonata struttura semplice con contratto della durata di 5 anni». In seguito, sottolinea ancora il pm, «veniva inspiegabilmente riespansa in unità operativa complessa, lasciando per altro invariato il numero dei posti letto» da cui la necessità di bandire un concorso per il primariato, cui la Arcidiaco avrebbe avuto intenzione di partecipare. «Al fine di non pregiudicare il corretto e normale svolgimento dell’attività di lavoro, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera – aggiunge Tenaglia – le affidava temporaneamente la struttura per il tempo necessario ad espletare le procedure concorsuali per la copertura del posto di primario». Una procedura poi bloccata per effetto del piano di rientro necessario per sanare il cratere nei conti della sanità regionale, ma che stando a quanto denunciato dalla dottoressa Arcidiaco, si sarebbe intrecciato con un altro concorso bandito per Dermatologia, ma per l’incarico di aiuto primario vinto – all’esito di presunte indebite pressioni denunciate dalla Arcidiaco e oggetto di altro procedimento – dai dottori Falcomatà e De Caridi. Una vicenda che corre parallela ma rimane separata dall’inchiesta che vede indagata Arcidiaco, vincitrice del concorso per aiuto a primario ben prima che la Falcomatà ambisse a tale incarico, dunque non interessata direttamente al concorso oggetto del parallelo procedimento. Quello che all’attuale primario facente funzioni si contesta è infatti – a detta del ricorrente Naccari – di aver indebitamente continuato a ricoprire tale incarico, ben oltre i dodici mesi previsti dalla legge. Una contestazione che però per il pm non ha alcun elemento a sostegno. Scrive infatti nella richiesta di archiviazione il pm Tenaglia: «Se davvero vuole individuarsi una anomalia nella procedura inerente gli incarichi della Arcidiaco, essa può unicamente rinvenirsi nella circostanza di cui al punto 1, per aver ricoperto l’incarico di facente funzioni per 15 mesi, eccedendo così di tre mesi il limite di 12». Una «irregolarità di entità talmente lieve (peraltro potenzialmente riconducibile alle più disparate problematiche organizzative) da rendere francamente insostenibile qualunque ipotesi di abuso d’ufficio a carico dell’Arcidiaco».

 

Le ragioni di Naccari

Una ricostruzione contestata dal consigliere regionale Naccari, assistito dall’avvocato Giuseppe Mazzetti, che nell’opposizione alla richiesta del pm evidenzia non solo che i mesi di proroga dell’incarico di primario facente funzioni per la Arcidiaco sarebbero molti di più – quattro anni e otto mesi, stando ai calcoli presentati sulla base delle delibere consultabili sullo stesso sito dell’ospedale secondo cui la Arcidiaco sarebbe stata «incaricata primario F.F. (dirigente di Uoc) una prima volta dal 01.07.2003 fino al 31.12.2004 e, quindi, per un periodo di 18 mesi (quindi 3 semestri), a fronte del dato erroneo rilevato dall’Ufficio di Procura di 15 mesi, ed una seconda volta dal 08.08.2007 a tutt’oggi (quindi sei anni e sette mesi), con evidente ed indebito vantaggio patrimoniale» – ma anche che, superato il limite di dodici mesi, l’Asl avrebbe dovuto ricorrere «all’interim di altro primario, come peraltro si riscontra tutt’ora (..) nei reparti di Chirurgia, Pronto Soccorso e Neuradiologia» o alla nomina di altri dirigenti medici di I livello. Inoltre, si sottolinea nel testo, se da un lato sarebbe illegittimo ridimensionamento della Struttura Complessa a struttura interdipartimentale in assenza di una modifica al piano sanitario approvato da apposita legge regionale, altrettanto illegittima sarebbe stata la riproposizione di Dermatologia come struttura complessa in seguito dell’azzeramento dei posti letto voluto dalla Regione con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Calabria n. 106 del 20 ottobre 2011. «Non vi è dubbio – si sintetizza infine nell’opposizione – che la Dott.ssa Arcidiaco abbia espletato l’incarico di primario F.F. del reparto di Dermatologia dell’Azienda Bmm di Rc in palese violazione dell’art. 18, comma IV, Ccnl, e tutt’ora continui a mantenerlo, nonostante l’abolizione dei posti letto prevista nei citati Dpgr. In buona sostanza, ci si trova di fronte al paradosso determinato, da una lato, dalla esistenza di una struttura non necessitante di Dirigente medico di II livello e, dall’altro, dalla presenza – comunque – di un Dirigente F.F., oltre ai limiti di legge consentiti». Tutti elementi che adesso toccherà al gip valutare.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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