ROMA Il Comune di Lamezia Terme è il meno spendaccione d’Italia. È quanto emerge dalla banca dati OpenCivitas messa a disposizione dal ministero dell’Economia di tutti gli amministratori locali: nero su bianco c’è infatti il rapporto tra le spese effettivamente sostenute da Comuni e Province (per ora per il solo 2010) e il fabbisogno standard, cioè la spesa considerata necessaria sulla base di indicatori che tengono conto non solo della popolazione ma anche dei servizi offerti, delle caratteristiche territoriali e degli aspetti sociali, economici e demografici. E non è detto, quindi, che chi si trova a spendere anche molto meno di quanto ritenuto necessario sia più virtuoso, perché dietro l’apparente risparmio si può celare, invece, una carenza di servizi. Viceversa, chi spende di più non necessariamente spreca.
A guidare la classifica di chi ha speso in linea o addirittura molto meno rispetto al fabbisogno standard c’è Lamezia, che nel 2010 ha dedicato 449 euro a cittadino a fronte di 607 valutato come necessario (con uno scostamento del 41%). Seguono Giugliano in Campania, provincia di Napoli (33%), Vicenza (32%), Arezzo (21%), Imola (20%), Forlì (20%), Reggio Calabria (20%), Pescara e Crotone (16%), e Bergamo (15%). Tra i capoluoghi al primo posto c’è Campobasso (+15%, con una spesa pro-capite di 484 euro a fronte di un fabbisogno di 557), seguita da Catanzaro (14%), Genova (10%), Torino (7%), Bari (6%), e infine Milano, che è sostanzialmente in pari (+1%, cioè 1160 euro spesi rispetto a un fabbisogno di 1171).
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