CATANZARO Continuano gli accertamenti della guardia di finanza sulle pratiche del Marrelli hospital, la clinica crotonese di proprietà di Massimo Marrelli, marito della presidente facente funzioni della Regione, Antonella Stasi. Anche questa mattina, gli uomini delle Fiamme gialle hanno fatto visita al dipartimento Tutela della Salute per acquisire documenti che riguardano la nascita della struttura sanitaria su input della Procura di Catanzaro. Gli uffici giudiziari del capoluogo vogliono ricostruire tutti i passaggi dell’intricata vicenda, dall’acquisizione dell’ex Villa Giose fino ad arrivare all’articolo 27 del decreto legge sulla pubblica amministrazione, il cosiddetto decreto “pro Marrelli”. A coordinare il lavoro degli investigatori della Finanza sarà il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri. Siamo ancora in una fase di verifica degli atti, non ci sono indagati né ipotesi di reato. Solo al termine degli accertamenti si potrà capire se vi siano stati o meno degli illeciti.
IL DECRETO “CORRETTO” Gli interrogativi, però, che si pone la Procura sono tanti. Per risolverli, in queste ore, si sta esaminando la documentazione, in gran parte già acquisita. A partire dalla prima richiesta di autorizzazione presentata dal Marrelli hospital per 60 posti letto: 40 di Chirurgia generale a indirizzo prevalentemente oncologico e 20 di Ortopedia e Traumatologia a indirizzo prevalentemente pediatrico, più gli ambulatori. Nel fascicolo è stato inserito anche il decreto 151 del 19 dicembre 2013 firmato dall’allora presidente Scopelliti nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario e che recita: “Disposizioni in materia sanitaria relative alla delibera del Consiglio dei ministri del 30 luglio 2010, inerente il rilascio di nuovi provvedimenti di autorizzazione sanitaria all’esercizio. Sospensione dell’efficacia”. Un provvedimento “particolare”, in cui si legge che «la sospensione dei procedimenti (…) resta efficace “fino all’avvenuta adozione del piano di riassetto della rete ospedaliera, della rete laboratoristica e della rete di assistenza specialistica ambulatoriale” che dovrà intervenire entro 60 giorni dalla pubblicazione del presente provvedimento sul Bollettino regionale». I giorni sono stati dimezzati: è ben visibile sul documento un tratto di penna nera che cancella gli originari 120 giorni e li sostituisce, sempre a penna, con 60. Secondo passaggio, altra correzione: «decorso il termine di 60 giorni, i procedimenti in itinere saranno riavviati d’ufficio». Anche in questo caso dovevano essere 120 prima che un’ignota manina tirasse una linea sopra e li riducesse a 60. Una correzione importante perché consente ai privati di far ripartire le pratiche già avviate entro 60 giorni.
LA RETE ASSISTENZIALE CHE NON C’È Non è l’unico aspetto controverso della vicenda burocratica. Se, infatti, la cancellazione a penna appare un’anomalia, potrebbe essercene un’altra a monte. L’avvio dell’iter autorizzativo (per il progetto del Marrelli hospital così come per qualsiasi altra struttura), infatti, avrebbe dovuto seguire la definizione della rete ospedaliera. Prima di parlare di nuove autorizzazioni per i privati bisogna completare il quadro del fabbisogno assistenziale. Così prevedono le disposizioni del Tavolo Massicci. E invece la Calabria non ha mai chiarito il punto, nonostante i rilievi dei ministeri, e ha deciso comunque di non stoppare le nuove eventuali strutture sanitarie.
LA COMMISSIONE AZZERATA Ma lo scenario su cui si muove la Procura è molto più vasto. Gli inquirenti vogliono accertare se vi sia un collegamento diretto tra l’azzeramento della Commissione aziendale per l’autorizzazione e l’accreditamento dell’Asp di Reggio Calabria (competente a valutare le pratiche del territorio crotonese) e la sua decisione di stoppare l’iter del Marrelli hospital. Per tre volte, infatti, i membri dell’organismo dell’Azienda sanitaria avevano rispedito indietro la richiesta invitando l’imprenditore a integrare la documentazione. Nel pieno del botta e risposta tra commissione e vertici della clinica, l’Asp reggina, il 19 maggio, ha deciso di sostituire i membri dell’organismo, spiegando che «alcuni componenti della Commissione sono stati affidati ad altri incarichi o non rivestono più le funzioni in precedenza assegnate».
IL RUOLO DEL COMUNE Tra i documenti contestati dalla commissione poi azzerata ce n’è anche uno a firma del sindaco di Crotone, Peppino Vallone, con cui si autorizza il “Marrelli hospital” «all’esercizio nel territorio comunale» delle attività di Chirurgia generale e di Ortopedia e Traumatologia, e specifica che «la richiesta di autorizzazione attiene a una struttura sanitaria già esistente, precedentemente denominata “Villa Giose”». Per la commissione reggina, però, il sindaco non può rilasciare autorizzazioni all’esercizio delle strutture sanitarie, perché quella è una prerogativa «del dirigente generale del dipartimento Tutela della salute, che acquisisce il parere, espresso con delibera, del direttore generale dell’Azienda sanitaria competente per territorio». Prima di dare qualsiasi autorizzazione, il primo cittadino avrebbe dovuto acquisire il parere della Regione, cosa che non è mai successa. Anche in questo caso la Procura vuole vederci chiaro.
L’EMENDAMENTO Dall’attività delegata alla Finanza non resta escluso neanche il cosiddetto “decreto Marrelli”, ossia la modifica introdotta dal decreto legge 90 del 2014. In pratica, la liberalizzazione delle strutture sanitarie private con l’eliminazione di un passaggio burocratico importante: il rilascio da parte della Regione della certificazione di compatibilità del progetto. La decisione del governo ha trovato la ferma opposizione di 32 parlamentari, tra questi anche l’esponente calabrese dei 5 Stelle Danila Nesci che in un’interrogazione ha denunciato che, «tra gli altri, l’articolo 27 favoriva Massimo Marrelli, marito dell’attuale governatrice della Calabria Antonella Stasi, del partito di Alfano come il ministro della Salute Lorenzin. Il coniuge di Stasi, infatti, a Crotone sta aprendo una clinica oncologica mentre la Regione ha affossato analoga struttura che finanziava, cioè la Fondazione Tommaso Campanella». L’articolo è stato appena soppresso, quindi con l’imminente conversione non diventerà legge. Ma il problema resta: Marrelli, infatti, potrebbe aver già beneficiato di quella “finestra” aperta dal provvedimento contestato. Se sia stato così e se si sia davvero trattato di un favore tra colleghi di partito, sarà oggetto delle verifiche delegate dalla Procura catanzarese alla guardia di finanza.
Gaetano Mazzuca
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