COSENZA I sette medici che avrebbero dovuto prendere servizio all’ospedale di Cosenza? «Non giunge ancora notizia» della loro assunzione, tanto per citare una parte della lettera inviata oggi dal sindaco della città dei Bruzi, Mario Occhiuto, al dg dell’Azienda ospedaliera, Paolo Maria Gangemi e, per conoscenza, al prefetto e al procuratore della Repubblica.
Occhiuto aveva sollecitato l’assunzione dei medici con un’ordinanza sindacale urgente. E, spiega oggi nella comunicazione inviata al direttore generale, è passato troppo tempo perché non sorgano dubbi riguardo a un provvedimento delicato, «poiché inerente il diritto della salute della comunità».
C’è di più. Il primo cittadino riferisce che – secondo le notizie in suo possesso – «sarebbe in atto, con protagonisti da identificare, una sorta di azione di scoraggiamento ad accettare l’assunzione da parte del personale medico. Se fosse vero ciò sarebbe un grave vulnus al principio di legalità, poiché accanto ad una formale attivazione per la esecuzione del provvedimento contingibile e urgente si starebbe verificando un sostanziale, pilotato, inadempimento volontario».
Uno scenario gravissimo, rispetto al quale Occhiuto attende «rassicurazioni» da Gangemi. Per poi ricordare allo stesso Gangemi che «era proprio l’Azienda ospedaliera di Cosenza a chiedere l’intervento dello scrivente per la “salvaguardia della pubblica incolumità” della città di Cosenza e del territorio provinciale» come risulta da una nota assunta al protocollo generale del Comune, «che testualmente affermava “si chiede un intervento teso a porre rimedio a tale emergenza sanitaria”».
Il sindaco sottolinea che la nota in cui l’Ao chiedeva un intervento per tutelare il diritto alla salute «mal si concilia anche con un eventuale ricorso al Tar (l’ipotesi dell’iniziativa legale è circolata nell’Azienda ospedaliera dopo l’intervento dei subcommissari al Piano di rientro, che hanno sconsigliato le assunzioni, ndr), la cui opportunità deriverebbe per precostituire una sorta di azione cautelativa nei confronti di eventuale censura da parte della Corte dei conti. Mi sia consentito affermare, al di là della contraddizione prima di tutto in termini politici, che il vero danno erariale deriverebbe più dal costo dell’azione impugnatoria legale, posto che si ricorre avverso un atto che proprio l’Azienda ospedaliera aveva richiesto con la nota sopra specificata».
È a quell’emergenza che bisogna guardare, secondo Occhiuto. Anche perché «è destinata ad aggravarsi, sia per la riduzione di personale conseguente al periodo estivo, sia per l’afflusso dei vacanzieri, destinato verosimilmente ad aumentare le eventuali richieste di interventi di pronto soccorso. Ciò comporta, per il poco personale ad oggi impiegato, un aumento insostenibile dello stress e dei carichi di lavoro; fattori, questi, che non possono non incidere sulla bontà e sulla perizia della prestazione medica, con conseguente aumento del rischio di danni alle persone». (0020)
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