Se i Bronzi diventano icone gay
Mentre si parla di trasferirli – non che la proposta sia nuova: diciamo che, al contrario, si ripropone ciclicamente con la puntualità del “giallo dell’estate” – c’è anche chi, spiazzando tutti, ha p…

Mentre si parla di trasferirli – non che la proposta sia nuova: diciamo che, al contrario, si ripropone ciclicamente con la puntualità del “giallo dell’estate” – c’è anche chi, spiazzando tutti, ha persino deciso di truccarli: ecco i “Warrior in furs”, i Guerrieri in pelliccia creati dall’immaginazione di Gerald Bruneau, il fotoreporter francese autore, lo scorso febbraio, del flash mob artistico nel Museo nazionale di Reggio il cui restyling è costato 32 milioni ma il cui incasso – fa sapere oggi il Corsera – è di appena 840 euro al giorno. Ed ecco allora accessori kitsch per i Bronzi, tra perizoma animalier, boa dai colori sgargianti, veli da sposa e pellicce che – scrive il sito Dagospia dando la notizia – rendono «i due maschioni greci delle icone camp».
Non resta che aspettare il giudizio critico di Vittorio Sgarbi, ultimo promotore del trasloco dei Bronzi (destinazione Milano per Expo 2015, stavolta), o il commento dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, pronto a difendere il buon nome e la buona immagine della Calabria – due estati fa replicò a Galli Della Loggia per un editoriale sul nostro paesaggio deturpato – ma non i “suoi” Bronzi. Tanto più se l’ennesima proposta di sradicamento viene avanzata dall’amico Sgarbi, uno dei “testimonial” della giunta Scopelliti in fatto di politiche culturali che, nondimeno, ha appena scaricato il governatore uscente, pur senza mai nominarlo: nell’intervista concessa mercoledì a Repubblica, il riferimento al comportamento «mafioso» dei sindaci calabresi – ha puntualizzato ieri Sgarbi in una replica al quotidiano di Largo Fochetti – «è un allargamento ai sindaci della Calabria» ma in realtà da riferire «al solo sindaco di Reggio Calabria e altre autorità regionali, una delle quali è stata sia sindaco di Reggio sia presidente della Regione. (…) Il riferimento alla ‘ndrangheta, evidentemente metaforico come atteggiamento psicologico e mentale, trova sorprendente riscontro nello scioglimento dell’amministrazione comunale di Reggio per mafia e nella condanna con conseguenti dimissioni del presidente della Regione. Per tutti gli altri sindaci – concludeva la nota di Sgarbi –, come per l’assessore regionale Mario Caligiuri favorevole al temporaneo trasferimento dei Bronzi, c’è pace tra gli ulivi». Quella pace, che, evidentemente, da un po’ di tempo non si registra più nel(l’ex) cerchio magico di Peppe. (0070)