A spasso con la bara
Una bara sul tetto di una comune utilitaria, legata a un normale portapacchi e scarrozzata in giro per le vie cittadine. Scene del genere sbalordiscono e – c’è da giurarci – sollecitano oltremodo com…

Una bara sul tetto di una comune utilitaria, legata a un normale portapacchi e scarrozzata in giro per le vie cittadine. Scene del genere sbalordiscono e – c’è da giurarci – sollecitano oltremodo compulsività apotropaiche ancestrali, a cui è davvero difficile resistere. Le “azioni” scaramantiche, tanto per intenderci, si saranno sprecate ieri in un paese del Reggino che ha assistito all’insolito passaggio di una city car adibita al trasporto di un feretro. Non si hanno notizie precise al riguardo e nemmeno sulla possibilità che la bara fosse “occupata” o meno.
Qualcuno fa sapere che in realtà si tratta di un oggetto destinato a un set cinematografico allestito nelle vicinanze. Ma non si ha certezza assoluta. Nell’auto si vedono almeno tre persone, ma è al momento impossibile stabilire se fossero parenti di un eventuale “defunto” o persone addette alla semplice traslazione (ma verso dove?) della cassa.
Senza fare ironia sui morti – che in questo caso non sappiamo neppure se c’è –, è legittima una domanda: quale il motivo di un trasporto così eccezionale? I necrofori specializzati (le classiche limo nere, incubo di automobilisti e pedoni scaramantici, se vuote) hanno dato forfait? Inevitabile lo stupore – misto a timore – di passanti e turisti. Una cassa da morto assimilata a un pacco qualsiasi – avranno pensato – è un po’ come banalizzare la morte, come sottrarle quella sacralità fatta di liturgie e riti, certo funerei, attraverso cui interiorizzare e in qualche modo adattarsi all’idea del trapasso finale. La macchina gialla con su la bara, invece, stravolge tutto e crea un inedito assoluto: adesso il funerale è pop.
p. bel.