LAMEZIA TERME Le cravatte di Scopelliti finiscono in bella mostra sulle pagine di Sette. Il magazine del Corriere della Sera riprende la notizia diffusa dal Corriere della Calabria con un articolo, a firma di Gian Antonio Stella, dal titolo “700 cravatte possono bastare”. La vicenda è relativa all’acquisto fatto dalla presidenza della giunta regionale, per un importo complessivo di circa 29mila euro. Soldi che però la ditta fornitrice, la Sve.Ti.A cravatte srl di Roma, non ha ancora visto. E così si è rivolta al tribunale di Catanzaro per avere quanto dovuto. «Alla Regione Calabria – scrive Stella – non avevano gli occhi per piangere e strillavano ogni giorno contro l’avarizia dei governi romani e contro le rigidità della Ue e contro le pretese della Troika europea e poi salta fuori che, nel bel mezzo delle lagne contro l’universo mondo, la presidenza della giunta ordinò un anno fa la bellezza di settecento cravatte per un importo complessivo di 28.915 euro e 50 centesimi».
Ora l’azienda («a proposito – chiede l’editorialista del Corsera –: «fu fatta gara d’appalto per quella fornitura per circa 30mila euro o la commessa venne data a trattativa diretta?») si è rivolta ai giudici per ottenere il saldo del debito dato che “nonostante i solleciti di pagamento a tutt’oggi la Regione Calabria non ha provveduto alla corresponsione di quanto dovuto”. «Scommettiamo? C’è chi obietterà: non saranno trentamila euro a devastare i conti di una Regione che alla fine del 2013 ha approvato un bilancio di 8 miliardi! Giusto. Così come la Calabria non affonderà per i 9mila e 780 euro iva inclusa spesi da Scopelliti per fornire gli uffici della presidenza, come ha raccontato il Corriere della Calabria, di una “minipalestra dotata di ogni comfort, con tapis roulant, panca pesi e altri attrezzi ginnici”. E neppure per i tremila euro spesi dal capogruppo Pdl Luigi Fedele (finito tra i tantissimi indagati per i folli rimborsi regionali) per due cene con ospiti nel ristorante “Le Macine” a Sant’Eufemia d’Aspromonte, ristorante che per pura coincidenza appartiene a suo figlio. E men che meno, si capisce, per l’acquisto di biglietti per spettacoli di lap dance, tagliandi gratta e vinci o fustini di detersivo», scrive Stella. Secondo cui tutto l’insieme «rivela in modo abbagliante e offensivo il totale disprezzo di troppi uomini pubblici per i cittadini che pagano le tasse non certo perché una banda di padreterni di tolga tutti ma proprio tutti gli sfizi possibili e immaginabili».
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