ROMA Con l’inchiesta Why Not svolta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro «io sono stato umiliato e devastato. Dico che allora, e ancora oggi, le inchieste, specie se riguardano i politici, sollevano un’offensiva sia mediatica sia giudiziaria violenta, irresistibile, davanti alla quale l’indagato paga oltre ogni sua ipotizzabile colpa, e nella quale le procure su muovono ben oltre ogni prerogativa costituzionale». Comunque per la condanna oggi dell’allora pm Luigi de Magistris, ora sindaco di Napoli, «non provo nessuna soddisfazione».
Lo ha affermato in un’intervista a La Stampa l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, che proprio a causa del suo coinvolgimento in quell’inchiesta dovette dare le dimissioni dall’esecutivo guidato da Romano Prodi (che cadde successivamente).
«Spero soltanto che la mia vicenda – ha continuato – dimostri che questo modo di fare è disastroso. Ci sono state due conclusioni: la mia fine di condannato in piazza e la fine di De Magistris condannato in tribunale. Ora a me che viene in tasca? Dopo di che, certo, se me lo avessero detto allora che le cose sarebbero andate così… Adesso ricevo telefonate che mi fanno piacere, soprattutto da sinistra…». Non da Di Pietro, ha chiarito, perché «che mi dovrebbe dire? Certo, se mi chiamasse e mi offrisse solidarietà gli risponderei volentieri». Di Pietro, ha ricordato Mastella, «avallava ogni cosa venisse da una qualsiasi procura, e figuriamoci con De Magistris, tanto è vero che dopo lo ha pure candidato alle Europee nell’Italia dei Valori: ecco, ci rendiamo conto? Quel governo cadde perché doveva cadere, e Di Pietro aiutò. Io ero l’anello debole, quello da fare fuori».
In ogni caso, ha sostenuto l’ex Guardasigilli, Matteo Renzi «non avrà la forza, come si è visto, di imporre una riforma». Il punto è che «la politica è tuttora troppo debole, ma vorrei dire a Renzi di trarre profitto dal momento. Ora anche i giudici non godono più del consenso di una volta: si siedano, ragionino su che fare. Sia messo in chiaro che nessuno vuole ridimensionare la magistratura, ma le si deve chiedere di agire con logica mitezza. Ancora oggi si spinge al di là di qualsiasi limite, ed esercita un potere per il quale non risponde a niente e a nessuno. Io sono morto politicamente non per un’indagine, ma per un clima».
In quei giorni, ha aggiunto, «il mio partito si sfaldò, ma sapete che scrisse il giudice delle indagini preliminari di Catanzaro? Che nei confronti di Clemente Mastella l’attività investigativa non sarebbe nemmeno dovuta cominciare. Non sono io quello che ha bisogno di riabilitazione».
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