"Lupus in fabula", chiesto il rito abbreviato
REGGIO CALABRIA Scelgono il rito abbreviato Biagio Arena, nipote del boss Vincenzo Pesce, e Vincenzo Cannatà, oggi di fronte al gup Karin Catalano per l’udienza preliminare del procedimento Lupus in…

REGGIO CALABRIA Scelgono il rito abbreviato Biagio Arena, nipote del boss Vincenzo Pesce, e Vincenzo Cannatà, oggi di fronte al gup Karin Catalano per l’udienza preliminare del procedimento Lupus in Fabula, scaturito dall’inchiesta coordinata dai pm Paolo Sirleo e Alessandra Cerreti che ha sventato un omicidio che i due stavano programmando in chat. Pizzicati dagli investigatori a contrattare la cessione di una mitragliatrice Uzi e di una pistola semiautomatica “Glock”, appositamente modificata per esplodere colpi a raffica, i due dovranno presentarsi il prossimo 23 gennaio di fronte al gup del Tribunale di Reggio per l’inizio del procedimento abbreviato. Per un difetto di notifica dell’avviso di conclusione indagini – sollevato in sede d’udienza dall’avvocato Contestabile – tornano invece in Procura gli atti relativi a Vincenzo Cannatà, un altro dei nipoti del boss Pesce, insieme a Arena e Cannatà coinvolto nella compravendita di pericolose armi da guerra. Fermati dal Ros di Rosarno nel novembre del 2013, i tre sono accusati di tentato omicidio, aggravato dalle modalità mafiose, e detenzione e porto di armi da guerra. Certi che gli investigatori non fossero in grado di decriptare i codici per “bucare le chat dei loro, i tre discutevano tranquillamente di capacità di fuoco, potenza e possibile utilizzo delle armi, con tanto di foto mostrate per “valutare” il prodotto. Un’imprudenza costata loro l’arresto e un procedimento a carico.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it