COSENZA Sono attribuibili a «carenze strutturali» i motivi per cui i componenti dell’ “Ateneo Controverso” hanno occupato oggi il complesso abitativo “San Gennaro” dell’Unical. «La giornata di sciopero che oggi abbiamo portato avanti come movimento antagonista dell’area urbana – fanno sapere tramite una nota – ha origini vecchie. Circa un anno fa eravamo a contestarne l’inaugurazione a cui prese parte tra gli altri il ministro dell’istruzione Carrozza, e ciò che allora denunciavamo oggi si è trasformato in realtà. Lo studentato – proseguono – è costato 12 milioni di euro, ed è stato appaltato a una delle tante ditte appartenenti alla “mafia del cemento”, a cui l’università continua a piegarsi. Costruito, per giunta, su una collina, in un luogo chiaramente non edificabile. A confermarlo sono i fatti e lo stesso ateneo nella persona del prorettore Filice, infatti sono seri i danni strutturali dello stabile che viene puntualmente inondato da pioggia e fango, e per completarlo ci vorranno circa un milione e mezzo di euro. Soldi pubblici, dunque, per recuperare a errori che nessuno pagherà, perché la meritocrazia si applica solo nei confronti degli studenti non di chi gestisce la cosa pubblica».
«La situazione – fanno sapere ancora i componenti di “Controverso” – diventa ancor più drammatica se si calcola che sono circa 1200 gli studenti a cui è stata rifiutata la richiesta di alloggio. Il problema abitativo è un problema che riguarda tutta l’area urbana: in mancanza di alloggi, cosa gravissima per un campus universitario, gli studenti sono costretti a cercare casa e, spesso, sono costretti ad accettare prezzi esorbitanti, come se non bastasse, in nero». «Quello dell’abitare è uno dei tanti problemi irrisolti di questa terra: a Cosenza come all’Unical, si costruisce ovunque, per accontentare i soliti noti, ma sono sempre di più le famiglie e gli studenti senza casa o alloggio. La politica tace e reprime le lotte messe in campo dai movimenti di lotta». «La giornata di oggi – dicono gli interessati – è solo la prima tappa di un percorso più esteso che vede come protagonisti studenti, precari, disoccupati e comitati di lotta. Continueremo a denunciare i poteri forti che hanno messo le mani sui nostri territori, sfruttandoli e usurpandoli – concludono – a loro piacimento».
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