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Assalto ai furgoni portavalori, chiesti quasi 140 anni di carcere

COSENZA Chiesti quasi 140 anni di carcere. Pesanti le richieste di condanna del pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, nei confronti degli imputati dell’inchiesta “Ultimo assalto”. Si tratt…

Pubblicato il: 20/11/2014 – 16:24
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Assalto ai furgoni portavalori, chiesti quasi 140 anni di carcere

COSENZA Chiesti quasi 140 anni di carcere. Pesanti le richieste di condanna del pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, nei confronti degli imputati dell’inchiesta “Ultimo assalto”. Si tratta dell’operazione che fece luce su una serie di rapine ai furgoni portavalori avvenute in Calabria negli anni Duemila. Nel blitz furono coinvolte persone ritenute affiliate alle organizzazioni criminali della provincia di Cosenza. Il sostituto procuratore ha chiesto la condanna per Celestino Bevilacqua (15 anni di carcere e 2mila euro di multa); Fiore Abbruzzese (15 anni e 2mila euro di multa); Donato Anzillotti (15 anni); Luigi Berlingieri (15 anni); Antonio Manzo (15 anni); Francesco Gaudio (15 anni); Carmine De Rango (15 anni); Domenico Donato (15 anni); Domanico Raffaele (15 anni); Francesco Bevilacqua (4 anni e mille euro di multa). Mentre per Massimo Mandarino e Franca Aiello il pm ha chiesto il non luogo a procedere per ne bis in idem (perché già giudicati per lo stesso reato). L’operazione – di cui questo è un troncone – ha fatto luce su quattro rapine e una tentata rapina, tutte contro furgoni portavalori e tutte lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Le rapine sono state commesse nel 1998 e nel 1999 tranne quella compiuta a Lauria nord: in quell’occasione un furgone portavalori fu incendiato e l’autostrada venne chiusa per diverse ore.

I componenti la banda, secondo l’accusa, sarebbero affiliate alla cosiddetta ”cosca degli zingari” di Cosenza, attiva in molti settori criminali e che sarebbe collegata operativamente ad altri gruppi. I fratelli Fiore e Antonio Abbruzzese sono ritenuti i capi dell’organizzazione. Nello specifico, in questo troncone gli imputati sono accusati di essersi impossessati di 603 milioni di euro custoditi nel furgone portavalori della società Sicurcontrol di Castiglione Cosentino “a mezzo – è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio – di violenze e minacce nei confronti delle guardie giurate”. 

Prima della sua requisitoria – avvenuta nell’aula 9 del tribunale di Cosenza – il pm Bruni ha chiesto e ottenuto dal collegio giudicante di acquisire il verbale delle dichiarazioni di Giuseppe Flotta, sentito come testimone. Il teste, che in sede di indagini preliminari aveva raccontato quanto in sua conoscenza, sentito durante il procedimento ha ritrattato perché – secondo il magistrato – sarebbe stato intimidito. Quindi, in questi casi la norma prevede di acquisire il verbale reso in fase di indagini preliminari. Una richiesta alla quale si sono opposte le difese degli imputati che hanno definito “una furbata” la richiesta del pm. Ma il collegio giudicante (presieduto da Di Dedda) ha accolto la richiesta di Bruni. Flotta, nell’immediatezza del blitz, sentito dagli inquirenti aveva raccontato di aver messo a disposizione il suo locale come base dove custodire le armi per gli assalti. Ma ascoltato in dibattimento ha ritrattato precisando di non essere oggetto di intimidazioni. Una versione alla quale la Dda e la Corte non hanno creduto. Si torna in aula il 19 dicembre per le arringhe degli avvocati. 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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