Quei pericolosi legami di Scilipoti
REGGIO CALABRIA Dal febbraio 2013, del “calabrese d’affezione” Domenico Scilipoti, nessuno in regione ha più avuto notizie. Primo eletto fra i calabresi dell’ormai fu Pdl, il senatore nel corso della…

REGGIO CALABRIA Dal febbraio 2013, del “calabrese d’affezione” Domenico Scilipoti, nessuno in regione ha più avuto notizie. Primo eletto fra i calabresi dell’ormai fu Pdl, il senatore nel corso della sua campagna elettorale aveva promesso – nell’ordine – di essere presente in Calabria «almeno due volte ogni dieci giorni», di «destinare il 40% dello stipendio alla regione», e per finire di prendere la residenza. In realtà, archiviata la campagna elettorale, di lui non si ha più notizia in regione. Le ultime novità sul senatore eletto fra gli (ex) azzurri calabresi arrivano dall’ordinanza eseguita la settimana scorsa dal gip di Catania – e letta con attenzione anche dagli inquirenti reggini – che avrebbe svelato, non solo i cordiali rapporti fra i clan di Cosa Nostra etnea e più di un rappresentante delle ‘ndrine, ma anche degli interessati incontri fra Scilipoti e gli uomini della famiglia Ercolano-Santapaola. All’epoca, il senatore era ancora un battagliero rappresentante dell’Idv, fresco di elezione e attento alle sirene politiche della “sua” Sicilia. In tale veste sarebbe stato “agganciato” da Salvatore Favazzo, soggetto vicino a Francesco Caruso, all’epoca segretario del neonato Partito nazionale autotrasportatori, ma soprattutto fedelissimo del boss Vincenzo Ercolano, all’epoca elemento di vertice dell’omonimo clan che già allora aveva allungato i propri tentacoli in politica. Stando a quanto emerso dalle indagini infatti, agli Ercolano-Santapaola non sarebbe bastato approfittare per anni di eco-bonus e incentivi destinati da governo e Regione al settore dell’autotrasporto, ma avevano anche fondato un partito – il Partito nazionale autotrasportatori – che tutelasse i propri interessi, «presumibilmente messo a disposizione del presidente della Regione, Raffaele Lombardo – scrivono i magistrati – in occasione delle elezioni europee del 2009».
Prima della fascinazione definitiva per l’ex governatore della Sicilia – per altre vicende già condannato in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa –, il “segretario” Francesco Caruso avrebbe “corteggiato” anche Scilipoti.
Da lui, nell’agosto del 2008 Caruso avrebbe mandato Salvatore Favazzo, per i magistrati, presunto prestanome del clan Ercolano-Santapaola nel consorzio di autotrasporti Cai. Da lui, si legge nell’ordinanza, l’imprenditore di riferimento delle famiglie catanesi avrebbe appreso «della disponibilità dell’onorevole a rappresentare le loro ragioni sia in Sicilia che a Roma, e successivamente di partecipare ad un incontro con Caruso e Scuto nella prima decade di ottobre». Il primo contatto sarebbe stato del 27 luglio 2008, quando Favazzo – entusiasta – avrebbe chiamato Caruso per comunicare «oggi sono a pranzo con il … l’onorevole Scilipoti. Gli ho parlato del vostro … e … partito eccetera, eccetera, lui era molto entusiasmo di questo e … voleva insomma, siccome voi dice l’avevate invitato lui non è potuto venire aa … lì a Roma e si scusava perché ha mandato una lettera con una segretaria eccetera, eccetera e mi ha lasciato il bigliettino da visita dice … per andarlo ad incontrare perché è una causa a cui lui … ci tiene, dice indistintivamente da … dai partiti politici e compagnia bella». Eppure, Scilipoti inizialmente avrebbe declinato l’invito arrivato per il battesimo ufficiale del partito, presentato con gran fasto a Roma, all’hotel Ergife. Solo una questione di concomitanti impegni, assicura Favazzo che qualche giorno dopo quel pranzo con l’allora deputato Idv a Caruso avrebbe riferito: «Io con l’onorevole ci sono andato: abbiamo discusso. Abbiamo parlato. Mi sono preso il numero di telefono. Dice lui è a disposizione sia per Roma sia per qua, quando lo vogliamo chiamare è a nostra piena disposizione». Non si sarebbe trattato di un appoggio generico. All’emissario di Caruso, Scilipoti avrebbe assicurato infatti la difficoltà per «per qualche ammendamento (presumibilmente emendamento, ndr) per qualche situazione, discuterà il nostro fatto, diciamo… ». Insomma, per il Partito nazionale degli autotrasportatori, l’attuale senatore Scilipoti ci sarebbe stato. «Si è messo a disposizionissimo – dice contento Caruso –. Ci ho il bigliettino da visita, quello lì ufficiale, della camera dei deputati. Dell’ufficio a Roma, con i numeri di cellulari, tutte cose». Numeri di contatto che non è dato sapere se e in che misura siano stati utilizzati. Almeno per adesso.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it