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Vibo, sgominato vasto giro di usura e estorsioni

VIBO VALENTIA Dopo aver subito un danno di mezzo milione di euro per due rapine aveva deciso di chiedere un prestito ad un gruppo di persone che, dopo avere accettato la sua richiesta, dal 201…

Pubblicato il: 25/11/2014 – 6:59
Vibo, sgominato vasto giro di usura e estorsioni

VIBO VALENTIA Dopo aver subito un danno di mezzo milione di euro per due rapine aveva deciso di chiedere un prestito ad un gruppo di persone che, dopo avere accettato la sua richiesta, dal 2010 al 2014 gli hanno applicato tassi d’interessi usurai. È quanto accaduto ad un commerciante di Vibo Valentia che, dopo le continue minacce per la restituzione del prestito, ha deciso di rivolgersi ai carabinieri, denunciando i suoi aguzzini. La denuncia del commerciante ha portato stamane al fermo di sei persone per i reati di usura ed estorsione, aggravate dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal sostituto della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ed ha riguardato Salvatore Furlano, di 46 anni; Damiano Pardea (29) ed i fratelli Gaetano Cannatà (40) e Francesco Cannatà (38), tutti di Vibo Valentia; Alessandro Marando (38), di Rosarno, e Giovanni Franzè (52), di Stefanaconi. Secondo gli investigatori tutti i fermati sarebbero contigui alle cosche di ‘ndrangheta dei Bellocco, Lo Bianco e Fiarè. A garanzia degli interessi e del capitale, gli usurai si sono fatti consegnare dalla vittima due orologi Rolex, una partita di gioielli, assegni ed una scrittura privata che li cautelasse da possibili denunce.

A causa delle ripetute minacce il commerciante viveva ormai da mesi barricato in casa. E per riuscire a rintracciare la vittima tre dei sei fermati avevano escogitato un piano molto astuto. Attraverso un profilo falso di una ragazzina aperto su Facebook, hanno tentato di adescare il figlio di 10 anni della vittima per chiedergli il numero di telefono. Attraverso un software avrebbero poi rintracciato la telefonata ed individuato la posizione del ragazzo e del padre. I fratelli Francesco e Gaetano Cannatà ed Alessandro Marando avrebbero ipotizzato anche di prendere contatti con la segretaria della scuola “Garibaldi”, frequentata dal figlio della vittima, per capire, in particolare, se era stato richiesto un nulla osta al trasferimento del bambino verso un altro istituto, temendo che l’imprenditore fosse stato trasferito in una località protetta. Stamane i carabinieri, nel corso di perquisizione, hanno anche trovato una scatola di scarpe con all’interno pizzini con formule per i riti di affiliazione e due pistole. Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, ha rivolto un appello agli imprenditori affinché denuncino gli usurai. «Lo Stato – ha detto – ha dimostrato anche in questa occasione di essere presente e di agire in breve tempo. Vibo Valentia è il territorio con la più alta percentuale di fenomeni usurari in Italia e quello che abbiamo portato alla luce in questi anni è solo la punta dell’iceberg».

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