COSENZA Sebastiano Barbanti non usa mezzi termini: «La scorsa notte si è consumato un blitz, una votazione di poche persone». Il riferimento è alla votazione con cui il meetup di Cosenza ha sancito la sfiducia per lui e per il senatore Francesco Molinari. È amareggiato il deputato del Movimento 5 stelle. È convinto che dietro tale strategia ci sia l’obiettivo da parte della corrente vicina all’altro senatore calabrese, Nicola Morra, di allontanare dal Movimento chi osa pensarla diversamente.
Il capo d’accusa mosso dalla base per i due parlamentari è di aver dissentito su quanto democraticamente votato e deciso sul blog, ovvero la nascita del direttorio a cinque che affiancherà Beppe Grillo. «Le motivazioni, in realtà, non sono state nemmeno spiegate – dice Barbanti –. Pare che il mio peccato originale sia stato chiedere chi ci sia dietro lo staff. Ma stiamo scherzando? Credo questa sia un’offesa e se davvero sono queste le motivazioni stiamo scadendo nel ridicolo. E poi c’è un’altra cosa da mettere in chiaro: i meet-up sono legittimati o meno? Perché anche questo è da capire. Se sono legittimati solo quando conviene, allora abbiamo un problema. L’ennesimo».
Tuttavia ora c’è chi, anche all’interno del Movimento, si chiede se il “cartellino rosso” della base – sottoscritto anche da altri meetup della provincia di Cosenza – conduca dritti dritti a una procedura di espulsione, senza passare per l’assemblea (in programma per domani e che – fanno sapere da Roma – non dovrebbe avere all’ordine del giorno l’estromissione di parlamentari dal Movimento). Toccò infatti ai senatori “ribelli” Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista la sfiducia dei meetup, presto rimbalzata sul blog di Grillo e votata dalla Rete.
Barbanti nei giorni scorsi era finito nel mirino per la mancata rendicontazione delle spese: «Ho fatto tutto anche se ciò non compare sul blog di Grillo». Quanto alla partecipazione, domenica prossima, alla “Leopolda grillina” promossa dal sindaco di Parma Pizzarotti, il deputato cosentino è caustico: «Non ci vedo nulla di male se servono giustificazioni per prendere parte a un evento, bè… non ci siamo proprio».
Ancora più duro si mostra Molinari, che parla di «mirabile esempio di giustizia sommaria». Il senatore punta il dito contro una votazione «promossa dal nipote di Morra, dalla sua fidanzata e da un collaboratore del mio collega». Molinari parla di un «farneticante documento che riepiloga una serie di ridicole accuse nei miei confronti» e nei confronti di Barbanti per le opinioni espresse sulle ultime decisioni del blog di Grillo. A innervosire Morra, secondo Molinari, sarebbe stato il «pubblico richiamo alla responsabilità della sua gestione familiare ed amicale della recente campagna elettorale regionale, quella che ha portato al rovinoso risultato del Movimento calabrese». Ecco, continua, «il vero motivo della levata di scudi di certi ascari senza memoria che si muovono nei Meetup accusando e minacciando le dimissioni mie e di Barbanti unicamente per aver osato fare una critica politica!». Ma, conclude, «nessuno conti sulla mia inerzia nel tollerare e nello stare zitto di fronte a ciò! Io sono onorato di far parte del Movimento 5 Stelle». L’ultima battuta è ancora per Barbanti: «Io fuori dal Movimento? Sono qui dentro 7 anni e qui intendo ancora rimanere».
Chi immaginava che le disfatte elettorali delle comunali di Reggio Calabria e delle regionali avrebbero rappresentato il punto più basso per i cinquestelle calabresi, evidentemente, non aveva fatto i conti con le faide interne al Movimento.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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