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Sangue infetto, slitta l'udienza

COSENZA Slitta al prossimo 26 gennaio la seconda parte dell’udienza preliminare del processo sul caso del “sangue infetto” che vede sul banco degli imputati i vertici dell’ospedale di Cosenza. Il p…

Pubblicato il: 14/01/2015 – 14:14
Sangue infetto, slitta l'udienza

COSENZA Slitta al prossimo 26 gennaio la seconda parte dell’udienza preliminare del processo sul caso del “sangue infetto” che vede sul banco degli imputati i vertici dell’ospedale di Cosenza. Il procedimento ha preso il via lo scorso 9 luglio e vuole fare luce sulla morte, avvenuta nell’estate del 2013, di Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende. Ruffolo aveva effettuato una trasfusione, nel Centro trasfusionale dell’Annunziata, con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Dalle indagini, condotte dai carabinieri del Nas e coordinate dai pm Salvatore Di Maio e Paola Izzo, emerse che un mese prima del decesso di Ruffolo un caso analogo si era verificato ai danni del 37enne Francesco Salvo, che è fortunatamente riuscito a sopravvivere alla trasfusione infetta. Nell’inchiesta sono indagati i vertici e alcuni medici dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.
I magistrati della Procura – è scritto nell’avviso di conclusione delle indagini notificato nel febbraio scorso – contestano il reato di rifiuto di atti d’ufficio al direttore generale dell’azienda ospedaliera, Paolo Maria Gangemi, al direttore sanitario aziendale Francesco De Rosa e al direttore del Centro trasfusionale dell’azienda ospedaliera Marcello Bossio.

L’udienza che doveva svolgersi questa mattina, nel tribunale di Cosenza, è stata rinviata proprio per un impedimento dell’avvocato di Gangemi.

Nel corso delle indagini, la Procura ha contestato la mancata adozione di un adeguato piano di azioni correttive rispetto a 65 criticità rilevate sin dal settembre del 2012 da una struttura di controllo della Regione Calabria durante una visita ispettiva nel Centro trasfusionale. L’omessa denuncia di reato era stata ipotizzata a carico del direttore del dipartimento sanitario di Medicina, Pietro Leo, e al responsabile Ssd rischio clinico, Addolorata Vantaggiato, perché dopo la morte di Cesare Ruffolo non avrebbero proceduto a nessuna comunicazione all’autorità giudiziaria. Ma lo scorso 30 ottobre il gup ha assolto Leo e Vantaggiato, che avevano scelto il rito abbreviato assieme a Mario Golè e Maria Maddalena Guffanti, rispettivamente legale rappresentante e direttore di produzione tecnica della “Germo spa”, la ditta che produce il sapone disinfettante Germocid (lo stesso usato a San Giovanni in Fiore) all’interno del quale sarebbe stato trovato il batterio serratia marcescens. A Mario Golè e Maria Maddalena Guffanti si contesta il reato colposo di commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica.

Tutti gli altri imputati hanno scelto il rito ordinario, la cui udienza doveva essere celebrata oggi.

I magistrati hanno mosso l’accusa di somministrazione di medicinali guasti nei confronti del direttore medico di presidio unico dell’ospedale Annunziata di Cosenza, Osvaldo Perfetti, e del direttore dell’Unità di immunoematologia, Marcello Bossio. Secondo l’accusa i due, pur essendo a conoscenza della contaminazione delle sacche ematiche, non avrebbero adottato alcuna misura idonea a impedirne l’utilizzo. A Bossio e Perfetti viene contestato anche il reato di morte in conseguenza di altro reato doloso.

Nei confronti di Salvatore De Paola e Luigi Rizzuto, rispettivamente direttore sanitario e dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, si contesta l’omicidio colposo. Secondo la Procura, i due avrebbero permesso che la raccolta, il prelievo e la conservazione del sangue avvenissero in locali e condizioni inidonee, in violazione della normativa speciale dettata in materia. Ai due medici vengono contestate anche le lesioni personali colpose ai danni di Francesco Salvo, il quale, nel giugno del 2013, a seguito di una trasfusione di sangue contaminato, subì uno shock settico. 
I familiari di Ruffolo e lo stesso Francesco Salvo si sono costituiti parte civile. Nel corso dell’udienza le parti sono state autorizzate a citare come responsabili civili, la “Germo spa”, l’azienda ospedaliera e l’azienda sanitaria.

Infatti, questa mattina il gup ha fissato l’udienza del 26 gennaio, che sarà interlocutoria e nella quale sarà citata l’azienda sanitaria di Cosenza come responsabile civile. 

Invece, per gli imputati che hanno scelto l’abbreviato il processo prosegue il 19 gennaio, giorno in cui sarà sentita come testimone una responsabile del Centro trasfusionale nazionale. 

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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