Truffa al Santuario, i monaci chiedono 2 milioni
PAOLA La vicenda dell’ammanco alle casse del Santuario di Paola finisce anche nelle aule civili. I minimi, infatti, tramite il loro legale Nicola Gaetano hanno chiesto un risarcimento milionario alla…

PAOLA La vicenda dell’ammanco alle casse del Santuario di Paola finisce anche nelle aule civili. I minimi, infatti, tramite il loro legale Nicola Gaetano hanno chiesto un risarcimento milionario alla banca on line presso la quale i religiosi detenevano le somme derivanti dalle offerte dei fedeli del Santo. L’istanza è stata già inoltrata al tribunale di Paola ed è finalizzata per ottenere un risarcimento di circa 2 milioni di euro dall’istituto di credito dove Massimo Cedolia, il promotore finanziario del religiosi aveva trasferito le somme prima detenute nella filiale di Campora San Giovanni della Banca Nuova. E così si apre anche un contenzioso civile dopo la procedura penale avviata dalla Procura di Paola che vede come principale accusato proprio il promotore finanziario cosentino. Su questo capitolo la Procura ha già chiuso l’indagine e attende che il Gup decida se rinviare a giudizio – così come richiesto dal procuratore capo Bruno Giordano e dal sostituto Linda Gambassi (titolari dell’inchiesta) – oltre al presunto autore della truffa ai danni dei monaci, anche altre undici persone. Amici e parenti dello stesso promotore finanziario. Stando all’inchiesta, che ha portato anche all’arresto di Cedolia e al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 2,3 milioni, l’uomo – confidando della fiducia riposta nei suoi confronti dai religiosi – avrebbe stornato i soldi del Santuario destinandoli su conti a lui riferibili o a quelli di suoi parenti e conoscenti. Da qui i reati ipotizzati dal procuratore capo, Giordano e dal sostituto, Gamassi nei confronti di Cedolia sono quelli di truffa aggravata, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale. Ma l’indagine – partita nell’estate del 2013 in seguito alla denuncia dell’economo del Santuario, padre Franco Russo – ha portato all’incriminazione anche di altre dieci persone, oltre al responsabile della Mavi nautica di Diamante. Tutti accusati di aver consentito il riciclaggio dei denari illecitamente usurpati dal Cedolia. E in attesa di ottenere giustizia in sede penale, i minimi potrebbero recuperare le somme maltolte grazie a quest’istanza civile.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it