A Reggio l'arrivo di 416 migranti
REGGIO CALABRIA La nave arriva in rada sotto un’alba livida, ma solo attorno alle otto e mezzo iniziano le manovre per l’attracco. Sul molo, l’ormai rodata macchina dell’accoglienza è in marcia…

REGGIO CALABRIA La nave arriva in rada sotto un’alba livida, ma solo attorno alle otto e mezzo iniziano le manovre per l’attracco. Sul molo, l’ormai rodata macchina dell’accoglienza è in marcia da ore e tutto è pronto per accogliere i 415 migranti salvati ieri (a cui va aggiunta una vittima) dalla nave Sirio della Marina Militare nel canale di Sicilia, come la salma di quel compagno di viaggio che ha perso la vita nel corso della traversata. Vengono dal Mali, dal Gambia, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dall’area grande e inquieta dell’Africa subsahariana, e sul volto e sul corpo portano i segni di una traversata difficile, resa ancor più complessa dai rigori di gennaio e da un Mediterraneo che d’inverno non perdona. «Ieri pomeriggio il pattugliatore Sirio della Marina Militare si trovava in attività di vigilanza pesca quando siamo stati contattati dal comando della Capitaneria di Porto, che ci aveva designati coordinatori di un evento di soccorso a 115 miglia a sud di Lampedusa – spiega il comandante Leonardo Pietro D’Alessandro –. Alcuni mercantili avevano avvistato un’imbarcazione in condizioni di galleggiabilità molto precarie, con a bordo circa quattrocento migranti che avevano palesemente necessità di aiuto».
Con il mare agitato, alla Sirio ci sono volute diverse ore per raggiungere il peschereccio che lottava con le onde. «Siamo arrivati sul posto attorno a mezzanotte e subito – racconta il comandante – abbiamo iniziato le operazioni di trasbordo di queste persone sulla nostra unità. Abbiamo dovuto agire in maniera molto celere anche per poter prestare nel più breve tempo possibile le prime cure sanitarie ai migranti che stavano in mare da giorni».

Mare agitato, vento forte e temperature rigidissime hanno messo a dura prova la resistenza di quanti con una “bagnarola” hanno sfidato il Mediterraneo in pieno inverno. Proprio per le condizioni, dice il comandante «le operazioni di trasbordo sono state abbastanza complesse, ma il nostro personale è perfettamente addestrato e ha ormai larga esperienza in attività di questo tipo». Solo nell’ultimo anno, prima che il programma Frontex venisse abbandonato, la Sirio per oltre sette mesi è stata impegnata in attività di pattugliamento in mare e salvataggio dei migranti in difficoltà, dunque è con l’esperienza da veterani guadagnata in ore e ore di navigazione e interventi che gli uomini del comandante D’Alessandro in meno di un paio di ore hanno messo in salvo i migranti. Quasi tutti uomini, solo quattro donne, nessun minore, i naufraghi appena arrivati a bordo della nave hanno trovato cibo, acqua, coperte termiche e sono stati sottoposti a un primo screening sanitario. «I nostri medici – informa il comandante – non hanno rilevato casistiche particolari, se non qualche caso di scabbia, quasi tutti sono in buona salute».
Non tutti però hanno superato indenni la traversata. Quando gli uomini della nave Sirio, al comando del tenente di vascello Leonardo Pietro D’Alessandro, sono intervenuti in soccorso dei migranti, subito sono stati informati che a bordo c’era già un cadavere. Sulla sua sorte toccherà agli investigatori della Questura di Reggio Calabria indagare, come sulla probabile presenza di scafisti fra i migranti soccorsi, tuttavia – stando ai primi rilievi del medico legale, come alle prime stentate testimonianze – l’uomo sarebbe morto per asfissia da idrocarburi. E proprio la salma dell’uomo a essere sbarcata per prima dalla Sirio, per essere trasportata all’obitorio di Reggio Calabria, dove nei prossimi giorni l’autopsia tenterà di individuare le cause della morte dell’uomo. Nel frattempo, sul molo continuano le operazioni di sbarco e prima assistenza dei migranti, che proprio sulla banchina vengono sottoposti a un secondo controllo sanitario, rifocillati, quindi smistati sui pullman che in giornata dovranno condurli ai centri di prima accoglienza che si sono detti disponibili ad ospitarli. Nessuno di loro, se non quelli che necessitano ospedalizzazione o cure, rimarrà a Reggio o in Calabria. In tutta la regione i centri di accoglienza sono saturi. In 110 andranno in Piemonte, 50 in Liguria, 35 in Trentino, altri 110 in Veneto, 46 in Umbria e 65 in Sicilia.
«Il meccanismo è ormai collaudato – afferma il comandante della polizia municipale, Domenico Crupi – ieri abbiamo avuto una riunione operativa, cui hanno partecipato Rappresentanti del Comune Capoluogo, della Provincia, delle Forze di Polizia, della Capitaneria di Porto, dell’Azienda Ospedaliera, del Suem 118, della Pprotezione civile provinciale, delle associazioni di volontariato e della croce rossa e si è deciso cosa fare. La macchina organizzativa è perfettamente in funzione».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it