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Processo De Masi, assolti i vertici di Unicredit

REGGIO CALABRIA Non è stata la prescrizione, ma un giudizio di merito ad affermare che l’imprenditore Antonino De Masi non è vittima di usura. Il Tribunale collegiale di Reggio Calabria, presieduto d…

Pubblicato il: 29/01/2015 – 19:44
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Processo De Masi, assolti i vertici di Unicredit

REGGIO CALABRIA Non è stata la prescrizione, ma un giudizio di merito ad affermare che l’imprenditore Antonino De Masi non è vittima di usura. Il Tribunale collegiale di Reggio Calabria, presieduto da Mattia Fiorentini con Giorgia Castriota e  Domenico Armoleo a latere, ha assolto Pietro Celestino Locati, Vincenzo Tagliaferro, Alessandro Maria Pozzi, Matteo Arpe e Roberto Marini, in qualità di vertici dell’ex Banca di Roma Unicredit, trascinati in giudizio dall’imprenditore di Rizziconi che li accusava di aver imposto tassi di interesse pari al 35,40, -38,27%, pari a 6 milioni di oneri finanziari per linee di credito di circa 12-13 milioni. Accuse cassate con formula piena dal Tribunale per il quale “il fatto non costituisce reato”, ma che in ogni caso difficilmente avrebbero potuto portare a una condanna dei vertici del mondo bancario. Lo stesso pm Teodoro Catananti, pur ravvisando profili penalmente rilevanti nella condotta dei manager, aveva chiesto al tribunale il “non doversi procedere” a carico degli imputati perché sui reati loro contestati sarebbe già  intervenuta la prescrizione.
Un’interpretazione contestata dal legale dell’imprenditore, l’ avvocato Antonio Mazzone, che nella sua arringa aveva sottolineato come De Masi avesse continuato a pagare le banche fino al 2011/2012 dunque le condotte dei manager sarebbero state ancora punibili. Argomentazioni non condivise dai giudici che “salvano” Locati, Tagliaferro, Arpe, Marini e Pozzi da una condanna penale, ma non mettono un punto alla battaglia di De Masi. Adesso per l’imprenditore, la lotta si sposta nel campo della giustizia civile, dove toccherà ad un procedimento di risarcimento danni stabilire se e in che misura i vari istituti di credito nel tempo denunciati da De Masi abbiano contribuito alle difficoltà economiche dell’imprenditore, ma soprattutto se debba essere risarcito. Un fronte aperto, insieme a quello che da anni vede De Masi impegnato nella lotta contro le ‘ndrine, di cui ha denunciato sopraffazioni e abusi. Una “sfida” ripagata con i 40 colpi di kalashnikov che la notte del 12 aprile 2013 hanno crivellato il capannone della sua Global Repair, l’azienda del gruppo De Masi che dal 2010 opera  manutenzione e riparazioni) nel porto di Gioia Tauro. Un’intimidazione che per l’imprenditore ha segnato l’inizio di una vita blindata. Da allora, per ordine della prefettura, De Masi vive sotto scorta. 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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