Il coraggio delle donne del Sud
REGGIO CALABRIA Martedì mattina l’aula magna “Quistelli” dell’università Mediterranea di Reggio Calabria brulicava di giovani. Studenti dei corsi di giurisprudenza, ma anche numerosi ospiti, hanno oc…

REGGIO CALABRIA Martedì mattina l’aula magna “Quistelli” dell’università Mediterranea di Reggio Calabria brulicava di giovani. Studenti dei corsi di giurisprudenza, ma anche numerosi ospiti, hanno occupato l’ampia sala per assistere al convegno “Il coraggio della donna nel Meridione”, curato dal gruppo studentesco “La proposta” e promosso dall’associazione socio-culturale “Ponti pialesi” di Villa San Giovanni. Voluto per festeggiare la figura della donna del Mezzogiorno, l’incontro – moderato dalla giornalista Manuela Iatì – ha mostrato il cambiamento che ha subìto la figura della donna nel Sud d’Italia, a partire dagli anni ’60 fino all’emancipazione dei nostri giorni. Il progetto è stato seguito da un gruppo di studenti che da un anno opera all’interno dell’ateneo reggino. «Abbiamo voluto creare questa iniziativa non utilizzando le solite tematiche dell’emancipazione della donna – spiega Antonino Surace, presidente del gruppo studentesco “La proposta” – , ma volevamo approfondire i sacrifici, il lavoro, l’attività quotidiana che svolge la donna del Meridione che, molto spesso, non viene gratificata, nonostante si prenda cura di casa, marito e figli, durante lo svolgimento del proprio lavoro».
Il dibattito ha visto la partecipazione di ospiti d’eccezione: Carmela Salazar, docente ordinario di diritto Costituzionale nella facoltà di giurisprudenza dell’ università “Mediterranea” e Andrea Filocamo, docente di storia dell’economia del Mezzogiorno presso lo stesso dipartimento; Angela Marcello, direttrice del carcere di Laureana di Borrello e Adriana Musella, presidente dell’associazione nazionale anti – mafia “Riferimenti”. L’apertura dell’incontro è affidato a un video: “Le raccoglitrici di olive in Calabria” (1959). Le donne della Piana di Gioia Tauro – davanti le telecamere Rai – mostrano la loro vita di lavoratrici e madri che, all’alba, percorrono a piedi nudi i chilometri di strada che le separano dal posto di lavoro. Niente assistenza sanitari, ne cure per le malattie che contraggono dal contatto diretto e prolungato con la terra. La giornalista di “Sky” parte dal contenuto del filmato per abbracciare completamente gli aspetti della vita di una donna, dichiarando quanto non sia poi così diversa rispetto a quanto visto. La donna del sud è considerata: «Cenerentola d’Italia, mentre l’Italia è la Cenerentola d’Europa», sottolinea Andrea Filocamo. Analizzando i tassi di occupazione in Europa dal 2000 a oggi, l’impiego femminile in Italia è al terz’ultimo posto, davanti a Malta e alla Grecia. Secondo lo studioso, la causa di questo squilibrio è da cercare tra le mura domestiche: il carico di lavori casalinghi negli altri Paesi europei è egualmente distribuito. Non è semplice, a quanto pare, affrancarsi in un mondo fortemente maschilista. «Il disprezzo della donna, è retaggio culturale del mondo greco – romano basato sulla misoginia – spiega Carmela Salazar -. Il tema delle pari opportunità, soprattutto dopo l’introduzione esplicita nella Costituzione è diventato un argomento di studi finalmente anche in Italia. C’è un discorso giuridico che riguarda tutto il Paese, perché le norme giuridiche che hanno condotto all’affrancamento delle donne dalla posizione che culturalmente veniva loro attribuita riguardano tutta l’Italia, però la loro ricaduta – come tutte le norme emancipanti nei contesti in cui c’è meno libertà e uguaglianza – , è stata ovviamente più risonante e quindi, da questo punto di vista, le leggi che producono uguaglianza, fuoriuscita dalla emarginazione sociale e inclusione sono, a maggior ragion, più utili dove questi fenomeni sono più sentiti».
Angela Marcello svela gli aspetti di chi deve gestire un carcere come quello di Laureana, sottolineando come, in questo contesto, le donne abbiano maggiore controllo e presenza rispetto ai colleghi. Adriana Musella, che ha fatto della sua vita una lotta contro la criminalità organizzata va dritta al sodo quando definisce una «mafiosità di genere» quella che lega le donne alla ‘ndrangheta. «Il problema è sempre lo stesso – dichiara -: la subcultura. Queste donne sono sempre state prima sotto il controllo del padre, poi sotto quello del marito. Sono donne che hanno vissuto sempre in questa maniera» e continua con un monito rivolto soprattutto ai giovani: «Ricordatevi di difendere la vostra dignità, perché sarà la prima cosa che attaccheranno», per concludere con una citazione del magistrato Antonino Caponnetto: «Qualsiasi battaglia in cui si crede, non sarà mai una battaglia persa».
Miriam Guinea