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Quelle ombre sul centro federale di Catanzaro

CATANZARO Guai a parlare di zone d’ombra, perché di luce, nella vicenda della “Coverciano del Sud”, ce n’è tanta. E forse anche troppa. È quella “sparata” sui campi del centro federale Figc di Catanz…

Pubblicato il: 28/03/2015 – 11:49
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Quelle ombre sul centro federale di Catanzaro

CATANZARO Guai a parlare di zone d’ombra, perché di luce, nella vicenda della “Coverciano del Sud”, ce n’è tanta. E forse anche troppa. È quella “sparata” sui campi del centro federale Figc di Catanzaro dall’impianto realizzato dalla C.eu.en. (acronimo di Centro europeo di efficientemente energetico): una società privata con sede legale a Milano, ma interessi radicati qualche chilometro più in là, nell’alta Brianza. Ad Asso, una manciata di chilometri da Ponte Lambro: 4mila anime e un imperatore di nome Carlo Tavecchio. Già sindaco del paese per quindici anni e a lungo presidente della locale squadra di dilettanti, oggi criticatissimo numero uno della Federazione italiana gioco calcio per le sue epocali sortite sui calciatori di colore. Come quella su Optì Poba, emigrato immaginario che, secondo il Tavecchio-pensiero, in patria «mangiava banane» e oggi «fa il titolare nella Lazio».
Quella dell’impianto del quartiere Sala del capoluogo calabrese è una storia che presenta, semplicemente, tante coincidenze. A raccontarle è stata Repubblica in un servizio di Stefano Scacchi che, mettendo in fila tutta una serie di possibili casualità, ha ricostruito i collegamenti tra la città dei Tre colli e il Comasco.
Il cuore della vicenda è l’impianto di illuminazione del Centro federale catanzarese realizzato dalla C.eu.en. Un sistema di riflettori che fin dal momento dell’inaugurazione della struttura, il 20 maggio dello scorso anno, è stato definito «un vero e proprio fiore all’occhiello». Certo, è curioso che la C.eu.en., società a responsabilità limitata, «pur sostenendo di poter contare su un’esperienza decennale» sia stata costituita il 28 gennaio 2014 e abbia «iniziato l’attività di impresa il 3 marzo, appena due mesi e mezzo prima dell’inaugurazione del Centro di formazione federale di Catanzaro». Come mai la scelta sia caduta su una ditta appena costituita e ubicata dalla parte opposta dell’Italia è un mistero che non viene chiarito da Saverio Mirarchi, presidente del comitato calabrese della Figc. Il quale – seconda coincidenza – è anche il genero di Antonio Cosentino, per lunghi anni “dominus” del calcio calabrese e vice di Tavecchio quando quest’ultimo (fino ad agosto 2014) era presidente della Lega nazionale dilettanti.
Altre casualità emergono da questa vicenda fatta di luci (al Led) e ombre amministrative. Ancora oggi, il sito della C.eu.en. «è privo di organigramma societario, ma mette in bella evidenza i loghi di Figc, Lnd e Credito sportivo». E alla voce portfolio e comunicati stampa compaiono solo riferimenti al Centro di formazione calabrese. Così come appare curioso – sottolinea Repubblica – che un dirigente della società, Giuseppe Silvio Del Conte, fosse molto legato al fratello di Tavecchio. Mentre l’house organ della Lega nazionale dilettanti ha dedicato la propria copertina proprio all’impianto di illuminazione di Catanzaro. Non certo una scelta di grande appeal comunicativo.
L’impressione è che la vicenda sia destinata a non chiudersi qui. Qual era il valore della fornitura? La Figc ha proceduto con un affidamento diretto? E, se sì, perché i lavori sono stati assegnati a una sconosciuta azienda, fresca di registrazione in Camera di commercio? Domande cui potrebbe rispondere Mirarchi. Per il quale il 2014 è stato un anno memorabile. Prima, a maggio, l’inaugurazione della “Coverciano del Sud” nella sua città. Poi, a novembre, la “promozione” del suocero, Antonio Cosentino, alla carica di vicario della Lega dilettanti. In mezzo, l’elezione dell’amico Tavecchio al vertice della Figc. Già, Tavecchio. Per il quale la storia di questo impianto rischia di trasformarsi in una buccia di banana. Una di quelle buttate sul marciapiede da Optì Poba.

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