«Non sono un raccomandato»
Riceviamo e pubblichiamo Gentile dott. Bellantoni, vorrei opportunamente segnalarle che nel suo articolo “Tutti gli uomini di Ruberto” sfortunatamente appare anche il mio nominati…

Riceviamo e pubblichiamo
Gentile dott. Bellantoni,
vorrei opportunamente segnalarle che nel suo articolo “Tutti gli uomini di Ruberto” sfortunatamente appare anche il mio nominativo, la cui presenza è ritenuta dallo scrivente lesiva della propria dignità personale e professionale, poiché richiamato in un contesto estremamente allusivo che nulla ha a che vedere con lo scrivente e con la professionalità dello stesso.
Pur non negando assolutamente l’amicizia con il dott. Ruberto, mi preme di comunicarle che lo scrivente non ricopre più cariche all’interno di Labor sin dal lontano 2/5/2013 e che la contrattualizzazione dello stesso è avvenuta nel mese di dicembre 2014 ed esattamente il 14, quando ormai le elezioni si erano già abbondantemente concluse (24 novembre 2014).
Comprendo e capisco che le informazioni da lei prese dal sito Labor risultavano non aggiornate e pertanto gradirei che potesse dar seguito quanto prima alla pubblicazione di questa mia al fine di tutelarmi, almeno in parte, nei confronti dell’opinione pubblica che chiaramente potrebbe additarmi a “raccomandato”, in quanto facente parte del movimento Labor e di conseguenza non legittimato a ricoprire il ruolo che “ricoprivo” in Calabria etica, per meriti professionali, ma per l'”amicizia”, come da lei stigmatizzata, con il dott. Ruberto.
Poiché nel suo articolo mi ha definito un fortunato amico, vorrei farle notare quanto la “fortuna” non mi appartenga. Il “ricoprivo” che si è potuto leggere nel mio precedente periodo non è stato un errore grammaticale. Il progetto dello scrivente è stato, per motivi “politico-burocratici” ritenuto non valido dall’attuale dirigenza del dipartimento 6 (ex 10) e di conseguenza il contratto dello scrivente annullato (cambiato il “vento politico” cambiano anche le norme e le prassi finora attuate più volte).
Stigmatizzando l’accaduto è come se la mano “sinistra”, poiché adesso ha lei la matta, non riconoscesse più quanto realizzato finora dalla mano “destra” e, come al solito, a pagare lo scotto di questo vergognoso gioco politico al massacro sono sempre e solo i lavoratori.
Quindi, oltre al danno, anche la beffa.
Francesco Venuti