Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 7:24
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

«Buttati fuori da Calabria etica per un cavillo»

CATANZARO «Mi sono attenuto scrupolosamente all’iter ormai consolidato da quattro anni e che prevedeva l’autorizzazione per avviare i progetti solo dopo aver ricevuto una comunicazione da parte del d…

Pubblicato il: 03/04/2015 – 13:16
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Buttati fuori da Calabria etica per un cavillo»

CATANZARO «Mi sono attenuto scrupolosamente all’iter ormai consolidato da quattro anni e che prevedeva l’autorizzazione per avviare i progetti solo dopo aver ricevuto una comunicazione da parte del dipartimento che chiedeva assistenza. Non spettava a me capire altri aspetti amministrativi, ma a chi autorizzava ad avviare il progetto». Non ci sta Pasqualino Ruberto a passare per l’agnello sacrificale della vicenda “Calabria etica” e, in un’affollata conferenza stampa convocata a Lamezia Terme, punta l’indice su quanti «solo ora si sono accorti che le procedure usate non sarebbero state legittime». Il riferimento è alla decisione adottata dal dipartimento 6 della Regione di annullare 250 contratti dei collaboratori. Cioè quelli finiti al centro della bufera mediatica per le “assunzioni” elettorali e che ha portato la Procura della Repubblica di Catanzaro ad aprire un fascicolo d’inchiesta. «Non è possibile buttare in strada 250 persone, tra cui molti padri di famiglia, che hanno ben operato, solo per un cavillo burocratico». Quella mancata “repertoriazione” – stando a Ruberto – non sarebbe certamente imputabile al suo operato. «I progetti venivano autorizzati dai dipartimenti regionali che prima li commissionavano – dice –. Noi avevamo il compito solo di comunicare la nostra disponibilità a realizzarli e li avviavamo in seguito a una comunicazione che avveniva tramite una pec». E a questo proposito l’ex presidente di Calabria etica – che corre quale candidato sindaco di Lamezia – mostra a mo’ d’esempio, il documento a firma di Vincenzo Caserta, direttore generale reggente del dipartimento Lavoro e datato 13 novembre 2014 con il quale la Fondazione veniva autorizzata all’«avvio delle attività» del progetto “Sostegno delle politiche integrate a favore della famiglia (Centri famiglia, ndr)” «in attesa – si legge nella comunicazione – dei conseguenti adempimenti amministrativi in fase di compimento».
Un aspetto quest’ultimo che, secondo Ruberto, «non spettava a noi verificare o compiere. Su questo punto – ha tuonato – sono pronto a confrontarmi con chiunque e sfidarlo a sostenere il contrario». Ma l’argomento centrale sul quale l’ex presidente di Calabria etica è voluto tornare è quello dei lavoratori. E a questo proposito si è detto pronto a «difendere a qualsiasi costo quanti stanno lavorando per potare avanti progetti utili per la Calabria». Poi una ferma precisazione: la correttezza del suo operato. «Lo rifarei – ha sostenuto – perché credo che quando si creano le condizioni per un lavoro vero bisogna andare avanti per quella strada». E poi ritorna sul punto dell’annullamento dei quattro progetti azzerati dalla Regione: «Non si possono accorgere dopo 7 mesi dalla sottoscrizione della convezione che quei progetti non erano validi e mandare a casa così padri di famiglia e annullare il lavoro portato avanti da 4 anni. Soprattutto perché a gennaio mi avevano anche chiesto la rendicontazione di quei progetti». Dunque, secondo Ruberto: «tutti sapevano e hanno proceduto ad avvallare il buon operato portato avanti». «Salvo poi accorgersi che le cose non andavano bene solo successivamente e per colpire me a fini politici. Ma – sottolinea – non mettiamo assieme l’aspetto politico e il valore del lavoro perché non è giusto che a pagare siano quei padri di famiglia che stavano lavorando su progetti utili a portare un sostegno ai calabresi più bisognosi». E Ruberto ha invitato ad analizzare questi progetti «uno per uno». «Si tratta di iniziative che erogano servizi reali ai cittadini e che per il provvedimento adottato dalla Regione rischiano ora di essere vanificati». Sul punto di aver voluto quei progetti a fini elettoralistici espone i numeri. «Sul bando ticket per l’infanzia – sottolinea Ruberto – su 1.398 famiglie ammesse solo 31 sono del Comune di Lamezia Terme, come sul bando non autosufficienti su 785 ammissi solo 20 risiedono nel comune della Piana e per quanto attiene il “Mutuo-aiuto” nessuno vive a Lamezia».

Per questo, ha concluso l’ex presidente, «tuteliamo questi ragazzi e il loro lavoro. E se c’è stato qualche errore sono pronto a pagare io in prima persona, senza mettere in mezzo questi lavoratori».

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x