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Tentata rapina nel centro di Catanzaro, arrestato 28enne

CATANZARO Un 28enne, Oleksander Blysko, di nazionalità ucraina, è stato tratto in arresto questa mattina dai carabinieri del reparto operativo di Catanzaro perché indicato come uno degli autori…

Pubblicato il: 16/04/2015 – 12:02
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Tentata rapina nel centro di Catanzaro, arrestato 28enne

CATANZARO Un 28enne, Oleksander Blysko, di nazionalità ucraina, è stato tratto in arresto questa mattina dai carabinieri del reparto operativo di Catanzaro perché indicato come uno degli autori della tentata rapina ad una pizzeria in pieno corso Mazzini, nel capoluogo di regione. Il suo complice, un cittadino bielorusso di 31 anni, Aleh Padmaska, risulta invece latitante.
Ma il dato rilevante non è la notizia in sé, nonostante ci sia la dimostrazione di una pronta risposta delle forze dell’ordine ad un fatto avvenuto pochi giorni fa che aveva fatto allarmare tutta la città, ma è il segnale che vi sta dietro. È un segnale, infatti, che a presenziare alla conferenza stampa su un fatto non particolarmente grave o eclatante, ci sia il procuratore capo della Repubblica, Vincenzo Lombardo.
In questi giorni, forse nell’ultimo mese, il continuo susseguirsi di notizie di cronaca hanno fatto alzare, attorno a Catanzaro, l’attenzione non solo mediatica. Si percepisce un incremento dell’incidenza della criminalità nella città dei tre colli e allora, l’aver risolto in fretta il caso di una tentata rapina è l’occasione giusta per il procuratore di mettere le cose in chiaro, di rasserenare gli animi: «La mia sensazione è che la percezione dell’insicurezza di questi giorni sia superiore al giusto livello. Vorrei quindi assicurare la cittadinanza che questa città dispone di forze di polizia che sono in grado di garantire sicurezza e tranquillità».
Percezione distorta dell’incidenza criminale, dunque, e i reati, secondo i dati del ministero dell’Interno diffusi nei giorni scorsi dal neoquestore Racca, confermano che c’è una sostanziale differenza tra quanti e quali fatti avvengono realmente e l’impatto che questi hanno sulla sensazione di insicurezza diffusa sul territorio.
Ma attenzione a derubricare il tutto ad una semplice distorsione informativa in cui potrebbero giocare un ruolo anche i giornali, bisogna tenere i conto di come tali fatti vengono accolti da chi ricopre ruoli amministrativi. Non è un caso, infatti, che proprio in seguito ai casi di questi giorni, si sia tornato prepotentemente a parlare dell’esigenza di rilanciare un progetto di videocontrollo totale sulla città: «”Safe City” era un progetto con cui avremmo blindato la città», spiegava ai nostri microfoni qualche giorno fa Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, sostenendo come sia giunto il momento di riaprire la discussione sul tema.
Eppure, nelle dichiarazioni rese dal prefetto Latella si chiarisce come «esiste un impianto di videosorveglianza adeguato alle esigenze della città. Quello che manca è forse la manutenzione degli impianti esistenti».
Oggi, poi, anche il comandante provinciale dei Carabinieri di Catanzaro, il colonnello Ugo Cantoni, alla domanda sull’eventuale esigenza di ulteriori sistemi di videosorveglianza in città, spiega: «Io credo che siano in corso delle pianificazioni da parte della prefettura che porteranno ad un risultato assolutamente soddisfacente in tempi brevissimi».
Appare chiaro, a questo punto, che le forze dell’ordine abbiano bisogno non di altre telecamere, ma di collaborazione da parte dei cittadini. E’ questo infatti un passaggio significativo nell’intervista al procuratore Lombardo: «È importante capire che questi problemi non riguardano solo le vittime dei reati, ma tutta la cittadinanza che deve cooperare con le forze a cui spetta mantenere il controllo e la sicurezza del territorio. Con la collaborazione, com’è avvenuto in questo caso, è più semplice e veloce pervenire a risultati positivi».
«Non è possibile che, sia che si tratti di criminalità organizzata sia che si tratti di criminalità comune, un’intimidazione o un fatto grave come l’incendio di un locale, avvenga senza che qualcuno abbia fatto pervenire – magari anche in maniera indiretta – una richiesta di pizzo. Nessuno è matto, le azioni umane hanno tutte un movente e se non è pizzo, è vendetta o altro. Non è quindi possibile che la vittima non percepisca la provenienza della minaccia o del danneggiamento che subisce: se però fornisce un minimo di contributo, anche in maniera confidenziale, questo ci può permette di arrivare prima a compiere atti che ci facciano acquisire elementi di prova».
Lombardo ha infine lanciato un altro appello importante. Non si faccia di tutta l’erba un fascio, ha spiegato sostanzialmente, chiarendo come tutti i fatti avvenuti nei giorni scorsi abbiano matrici diverse: «Seguiamo da tempo tutta l’area da Sellia Marina a Squillace e bisogna chiarire che accanto a fatti che hanno origine nella criminalità organizzata, ci possono essere fatti messi in atto da balordi che non fanno parte di quel mondo».


Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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