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Expo, appalti e omicidi, in aula il pentito Oliverio

VIBO VALENTIA Ha visto la madre di un rivale ucciso, morire davanti ai suoi occhi al vedere il cadavere. «Da allora ho avuto una crisi di coscienza e ho rotto con la ‘ndrangheta decidendo di collabor…

Pubblicato il: 22/04/2015 – 18:29
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Expo, appalti e omicidi, in aula il pentito Oliverio

VIBO VALENTIA Ha visto la madre di un rivale ucciso, morire davanti ai suoi occhi al vedere il cadavere. «Da allora ho avuto una crisi di coscienza e ho rotto con la ‘ndrangheta decidendo di collaborare con la giustizia». Così il pentito crotonese Francesco Oliverio, capo del clan di Belvedere Spinello (Kr), ha spiegato oggi pomeriggio al Tribunale di Vibo Valentia parlando in videoconferenza da una località protetta nell’ambito del processo “Libra” contro il clan Tripodi di Vibo Marina. Al centro della sua deposizione, le alleanze fra i clan vibonesi e crotonesi, gli affari della ‘ndrangheta in Lombardia con l’obiettivo di intromettersi nei lavori dell’Expo e nei subappalti del dopo-terremoto a L’Aquila, senza dimenticare di sottolineare i legami che il clan Tripodi avrebbe avuto con settori deviati della massoneria e con politici di fuori regione. Il clan Tripodi, secondo il pentito, avrebbe inoltre gestito tramite prestanomi del vibonese anche emittenti radiofoniche, non mancando di inserirsi in diversi appalti pubblici del Nord attraverso proprie ditte attive nel movimento terra e nel settore edilizio. Già in passato, il pentito avrebbe riferito ai magistrati di una riunione tra uomini della ‘ndrangheta a Milano in cui si parlò, e non poco, del business della famiglia Tripodi in Lombardia. «Io sentii dire chiaramente che i Tripodi erano messi bene a Bergamo ed erano collegati con il paesano nostro titolare di Rtl».Lo stesso Oliverio, parlando di Bergamo, avrebbe riferito al magistrato antimafia di una riunione tra uomini della ‘ndrangheta a Milano in cui si parlò, e non poco, del business della famiglia Tripodi in Lombardia. «Io sentii dire chiaramente che i Tripodi erano messi bene a Bergamo ed erano collegati con il paesano nostro titolare di Rtl».

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