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Ferro: «Non lascio Forza Italia»

CATANZARO Immobilismo del governo regionale, attesa per il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge elettorale della Regione e nascita di un nuovo progetto politico: Wanda Ferro ci tiene…

Pubblicato il: 24/04/2015 – 13:46
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Ferro: «Non lascio Forza Italia»

CATANZARO Immobilismo del governo regionale, attesa per il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge elettorale della Regione e nascita di un nuovo progetto politico: Wanda Ferro ci tiene ad affrontare, una ad una, tutte le questioni politiche sul tavolo della Calabria, partendo proprio da quanto annunciato nel corso di una conferenza stampa congiunta con Mimmo Tallini, Fausto Orsomarso e Giuseppe Mangialavori in merito alla creazione di una nuova area politica di centrodestra che mira a ricostruire il rapporto con gli elettori. Non un nuovo partito, ma un contenitore politico-culturale dove far circolare idee e proposte «del quale è giusto che a preoccuparsi sia l’area di centrosinistra; dovrà essere un contenitore all’interno del quale aggregare nuove forze che appartengano all’area moderata ma anche a quella grande sfera di indecisi, insoddisfatti e distanti che comunque non hanno intenzione di assistere rassegnati all’agonia di una legislatura regionale che dai primi passi non promette niente di buono. In quest’ottica mi sento di affermare che non si tratta di un nuovo soggetto politico ma stiamo pensando ad un “nuovo progetto” per la Calabria».  

Nessuna distanza da Forza Italia, dunque?

«Certo che no. Chi conosce la mia storia non potrà mai pensare ad una presa di distanza dal partito: la mia idea di politica, come quella delle persone che si stanno avvicinando a questo progetto, è sensibilmente lontana dalle faide interne, oggi presenti in tutti i partiti, ma è diretta a formulare proposte per invertire quella rotta che vede la Calabria sempre più alla deriva. Puntiamo anche ad aumentare il consenso, ma con la moltiplicazione delle idee, in linea con quanto chiedevo in campagna elettorale. L’obiettivo è avere un’attenzione particolare al mondo cattolico, avvicinare intellettuali, imprenditori e cittadini anche con il contributo dei calabresi che hanno lasciato la nostra terra ed oggi occupano posizioni di prestigio in altre regioni».

Si sbaglierebbe a definirla quindi una “corrente” interna a Forza Italia? Lei ne è vice coordinatrice regionale, ma Jole Santelli, la coordinatrice del partito in Calabria, non ha accolto positivamente l’annuncio di questo progetto.

«Mi fa piacere che abbia posto la questione in questi termini consentendomi di chiarire un concetto importante: l’idea di una componente del partito è quanto di più lontano sia possibile dal mio progetto. Se diamo un’occhiata alla politica nazionale ci rendiamo conto che da sempre le componenti sono il vero cavallo di Troia dei partiti. Nelle componenti prevale l’affiliazione, il personalismo, l’idea di piazzare diverse pedine sul territorio con l’obiettivo di aggiungere un sindaco, un consigliere regionale, un candidato e quindi piantare sul terreno le bandierine. Un progetto aperto va molto al di là di quello che alla fine è semplicemente il potenziamento territoriale di chi deve accreditarsi nelle stanze romane per combattere una battaglia tra componenti. La nostra non è una gara a fare “tessere” ma a mettere in campo idee, idee nuove, con il contributo importante dei giovani che non possono essere impreparati alle sfide presenti ma soprattutto future. Inseguiamo pochi ma importanti obiettivi, in una sorta di scuola di formazione politica che produrrà alcuni progetti pilota che spiegheremo al momento opportuno».

Non giri attorno alla domanda. Qual è lo stato dei rapporti con Santelli?

«Il mio rapporto personale e politico con la Santelli rimane molto forte: abbiamo parlato anche di questo nuovo progetto, ed è chiaro che la mia appartenenza a Forza Italia è fuori discussione. Anche in riferimento al referendum sullo Statuto sto lavorando in perfetta sintonia con Jole Santelli, che peraltro è già intervenuta pubblicamente sull’associazione e si è dichiarata in perfetta sintonia con la sottoscritta. Il gruppo regionale ha forse frainteso quanto riferito alla conferenza stampa e credo che in futuro, nel duro lavoro di opposizione, potrà integrare i contenuti nell’obiettivo comune di svegliare i governanti regionali in direzione delle esigenze reali dei calabresi. Questo discorso non vale se qualcuno pensa soltanto a vivere per cinque anni a palazzo Campanella e quindi ha ridotto il campo della politica al personalismo. Un banco di prova potrebbe essere la raccolta di firme per il referendum sullo Statuto che non sarebbe comunque abrogativo. Se altri nel partito sono perplessi o contrari sarà chiaro quando ci faranno conoscere le proprie opinioni all’interno degli organi regionali o sulla stampa, soprattutto sul futuro del partito in Calabria. La mia idea, al momento condivisa con Tallini, Orsomarso, Mangialavori ed altri, è di un progetto che resti aperto a tutti».

Non un partito, non una corrente. Ma i propositi sono simili a quelli di un partito vero e proprio. Dov’è la differenza?

«Il partito diventa il luogo fisico all’interno del quale ciascuno può trasformare idee condivise in azioni concrete, l’impegno nel partito rimane, è continuo, specie in questa fase che precede alcune importanti competizioni elettorali sul territorio; dobbiamo però tenere conto di un’antipolitica ancora dilagante che tiene lontane dalla scena politica importanti energie. E noi intendiamo avvicinare tutti, coinvolgere, crescere, al di là della definizione stessa di partito che spesso riesce a rappresentare solo una parte. Ecco perché il nostro appello sarà diretto inizialmente a chi si riconosce nelle diverse anime del centrodestra, ma poi si dovranno affrontare temi importanti con il contributo di tutti: se parliamo di sanità, ambiente, difesa del suolo, lavoro, immigrazione, se vogliamo dare un senso compiuto alle nostre proposte, dobbiamo avere prima la più ampia capacità di ascolto e di selezione delle idee, poi mettere in pratica queste idee. Una specie di sintesi tra formazione culturale ed azione amministrativa».  

Intanto qualcosa del genere si sta sovrapponendo sul territorio, cosa ne pensa?

«Guardo con attenzione ad ogni iniziativa di rilancio del centrodestra e non credo si tratti di sovrapposizioni perché ogni movimento alternativo è costruttivo e può rivelarsi utile; mi auguro di rivivere la stagione del 1994 quando i partiti rappresentavano la sintesi dei circoli, penso ad Alleanza Nazionale o a Forza Italia, con tante diverse aree tematiche, circoli ambientali o territoriali, club, sezioni, ma alla fine, nel momento elettorale, una grande coesione. Noi continueremo nel nostro impegno e lo faremo riconoscendo a chiunque voglia avvicinarsi pari dignità, in definitiva senza mai padrini o padroni, assegnando alle idee la sola leadership riconoscibile. Per quanto mi riguarda così come ho condotto la campagna elettorale mi comporterò all’interno del movimento, sempre a mani libere».

Mentre la sua attività politica prosegue anche con questo nuovo progetto, la Corte costituzionale è chiamata a decidere sulla legittimità della legge elettorale regionale e il Tar sul suo ingresso in consiglio regionale.

«Ci tengo, intanto, a ricordare che il mio ricorso al Tar non mirava ad evidenziare l’incostituzionalità della legge regionale rischiando così di far cadere tutto, ma era semplicemente mirato a legittimare la mia elezione al consiglio regionale dopo essere stata leader della coalizione di centrodestra. Detto questo, indipendentemente dalle decisioni che saranno prese, la mia azione politica prosegue, che sia dentro o fuori da Palazzo Campanella: il mio impegno non dipende e non dipenderà dal pronunciamento dei giudici perché sono pur sempre dirigente di un partito e il mio ruolo è quello di continuare ad ascoltare le persone e farmi portavoce delle loro istanze affinché si possa fare tutto il possibile per fare della Calabria una terra normale».

Alessandro Tarantino

a.tarantino@corrierecal.it

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