A Palazzo Campanella il ricordo della Resistenza calabrese
REGGIO CALABRIA In consiglio regionale si celebra il bisogno di una memoria collettiva e si promuove il ricordo del passato: con il convegno “Meridionali e Resistenza-Il contributo del Sud alla lotta…

REGGIO CALABRIA In consiglio regionale si celebra il bisogno di una memoria collettiva e si promuove il ricordo del passato: con il convegno “Meridionali e Resistenza-Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione”, le massime cariche istituzionali regionali, insieme ad esponenti della partigianeria, hanno ripercorso la storia del meridione durante l’opposizione al nazifascismo in Italia. Il partigiano Aldo Chiantella, di certo non più giovane ma straordinario nella lucidità con cui ripercorre gli anni passati nei combattimenti nelle brigate Garibaldi in Friuli, dopo essere rimasto senza casa, uno dei tanti sfollati della guerra. Il Friuli, in quel periodo, era una zona relativamente tranquilla, ma dopo l’8 settembre – giorno della reazione tedesca alla cessazione delle ostilità – tutto cambiò. «Io, come tanti altri giovani sfollati – racconta – ero davanti a una scelta: sostenere il nuovo partito fascista o seguire la strada della montagna. Io scelsi la montagna». Sono passati tanti anni da quel giorno, ma Chiantella continua a portare la sua testimonianza in tutta Italia.
Ha raccolto le sue memorie in un libro, “Chiamatemi Abele”, al quale si ispirano tutt’oggi coloro che sostengono e ricordano l’attività dei partigiani, come Cesare Marini, direttore della rivista “Nuove lettere meridionali”. Marini sottolinea l’importanza di una Resistenza intesa non in modo convenzionale, quella del 25 luglio 1943, con la caduta di Mussolini, ma di una Resistenza che nasce da prima, in Calabria come in tutta Italia, la resistenza di opposizione alla nascita del fascismo.
Una Resistenza che viene custodita anche oggi, a Reggio Calabria, con l’Anpi territoriale, nata da soli quattro anni, di cui è presidente Sandro Vitale, che con dedizione raccoglie nella propria associazione tutti coloro che si vogliono richiamare agli ideali della partigianeria. «Non c’è giorno in cui come Anpi – ha dichiarato – non scopriamo quanti partigiani ci sono stati in questa regione, in questo territorio. Non passa giorno senza che qualcuno mi chiami per dirmi che un suo parente è stato un partigiano e questo non può che essere motivo di grande orgoglio».
«Questa è una iniziativa importante – ha detto il presidente del Consiglio regionale Antonio Scalzo – per un momento di riflessione sul contributo del Mezzogiorno alla Resistenza, alla lotta per la liberazione dell’Italia. La democrazia, la legalità, la lotta ad ogni forma di sopruso, sono questioni di enorme attualità, abbiamo il dovere di occuparcene con grande impegno e serietà». L’impegno della politica locale nel ricordo della Liberazione è stato evidente quando, lo scorso 25 aprile, l’amministrazione comunale ha omaggiato la Stele del partigiano dopo tanti anni in cui «un altro governo regionale – ha rimarcato Pantaleone Sergi, presidente Icsaic – ha pensato che fosse più importante celebrare briganti invece di occuparsi dei valori della Resistenza».
Sebi Romeo, capogruppo Partito democratico in consiglio regionale, e Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, hanno ricordato figure storiche della partigianeria come Franco Giugno e Teresa Gullace, sottolineando la necessità di celebrare quest’anno il 25 aprile approfondendo alcuni temi, riadattandoli alla situazione odierna del territorio: «Il mezzogiorno ha bisogno di resistere – ha detto Romeo – è giunto il momento in cui una nuova classe dirigente parli di nuovo di resistenza e il contributo da parte nostra non mancherà». Anche Falcomatà ha rimarcato l’importanza della libertà ottenuta dalla resistenza non come conquista definitiva, ma come punto fermo da cui ripartire per affermare una identità del meridione. «Quello di oggi – ha concluso – è un Sud che per troppo tempo è stato considerato filofascista ma che oggi si dimostra componente essenziale in liberazione e resistenza. Bisogna portare avanti la memoria perché la Resistenza non sia vista come fenomeno regionale, ma attraverso il contributo del Mezzogiorno sia definito fenomeno italiano».