COSENZA Bicchieri d’acqua gratis in piazza per difendere il «Fort Alamo» dei referendari. È l’iniziativa lanciata dal Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” a sostegno degli amministratori del Comune di Saracena, diventato negli ultimi anni un vero e proprio modello di gestione (interamente pubblica) del servizio idrico a cui, però, il governo ha recentemente lanciato un ammonimento perché l’acqua costerebbe troppo poco rispetto ai parametri indicati dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
Lunedì 8 giugno gli attivisti del “Bruno Arcuri” e gli amministratori del piccolo centro del Cosentino – con in testa il sindaco Mario Albino Gagliardi – saranno davanti al palazzo della Prefettura fin dalle 10 di mattina per distribuire acqua gratis a tutti. All’iniziativa seguirà una conferenza stampa.
«A Saracena – sostengono i militanti pro acqua pubblica – l’acqua pubblica costa meno, ma il governo non gradisce. Dalla captazione all’adduzione, alla distribuzione e alla depurazione: a Saracena tutto è in mano al Comune, che così riesce a far pagare di meno i propri cittadini. Lo fa dal 2012, anno in cui il Comune ha creato una Azienda speciale di diritto pubblico acquisendo la titolarità del servizio idrico, sostituendosi ai privati e migliorando la qualità del servizio stesso».
Saracena, che di fatto è l’unico Comune italiano ad aver seguito i dettami del referendum sull’acqua del 2011, è assurta più volte alle cronache nazionali per la gestione virtuosa dei servizi in house, differenziata compresa. Nel centro del Pollino sono state istituite tre fasce di costo per l’acqua pubblica: 26 centesimi al metro cubo, per il cosiddetto minimo essenziale; 36 centesimi in seconda fascia e 80/90 centesimi per l’uso produttivo. «Un sistema che – ha dichiarato il primo cittadino – non piace evidentemente all’ennesima inutile autorità nazionale i cui parametri sono probabilmente quelli imposti a tavolino dalle multinazionali. Stando a quanto ci viene rimproverato – continua Gagliardi – ai nostri cittadini dovremmo far pagare l’acqua al metro cubo a non meno di 1 euro e 10 centesimi. Dovremmo cioè far finta di non aver attuato, negli anni ed in solitudine, tutti i passaggi per il ciclo dell’acqua pubblico e cioè adduzione, captazione, distribuzione e depurazione di competenza comunale».
s. pel.
x
x