CATANZARO C’è un filmato. Una ripresa agghiacciante e dettagliata della feroce esecuzione costata la vita a Domenico Bevilacqua, alias “Toro seduto”, ucciso nel suo regno della periferia di Catanzaro, giovedì 4 giugno.
Il filmato è stato ripreso da alcune telecamere che le forze di polizia avevano piazzato proprio nella zone dell’Aranceto al fine di monitorare i movimenti di alcuni personaggi dediti allo spaccio degli stupefacenti. Il filmato inquadra perfettamente sia la vittima che i sicari. Il boss si sentiva sicuro all’interno della sua zona, contava su sentinelle e guardaspalle che, invece, hanno lasciato strada libera agli assassini che arrivano, spavaldi e sicuri, uccidono e vanno via indisturbati. Stanno in sella ad un motorino di piccola cilindrata indossano entrambi caschi integrali, affiancano “Toro seduto” e partono i primi colpi. Non sono quelli mortali, infatti la vittima accenna a una reazione e cerca di darsi alla fuga. Uno dei sicari scende dal motorino lo insegue e lo finisce. Il suo complice torna a riprenderlo, ostenta sicurezza e tranquillità. Il sicario sale e rimette la pistola nella cintola.
Il filmato inquadra ancora la scena del delitto con il motorino che scavalca il cordolo, che in quel tratto separa le due corsie della strada che da centro porta alla frazione di Catanzaro Lido, e riprende la sua marcia allontanandosi nella stessa direzione dalla quale era arrivato.
L’azione dura una manciata di minuti, i sicari hanno agito con estrema sicurezza e nessuno ne ha disturbato l’azione. Se il vecchio boss aveva o meno dei guardaspalle, dal filmato non emerge ma tutto lascia pensare che “Toro seduto” era stato lasciato alla mercé dei suoi assassini e che questi erano certi di non aver problemi nell’eseguire la loro missione di morte. Sono arrivati, hanno ucciso e sono andati via senza tradire la minima emozione e senza traccia di alcun nervosismo. Un lavoro chirurgico, da professionisti.
Il filmato viene attentamente visionato dagli inquirenti, si cerca ogni dettaglio utile all’identificazione dei sicari, non tanto con riferimento al motorino (si tratta di uno scooter di piccola cilindrata di colore scuro) quanto alla postura dei sicari ed ai caschi integrali che indossavano. Sul piano più generale, quel filmato sembra confermare l’ipotesi di un assassinio deciso all’interno della stessa organizzazione criminale della quale il Bevilacqua era stato capo indiscusso. O quantomeno la presenza di complici che hanno agevolato il compito dei killer segnalando loro quando, dove e come agire. E si torna a parlare di droga e di estorsioni, di mano pesante nel decidere la distruzione di alcune attività commerciali e di mancate autorizzazioni alla richiesta di aprire nuove aree per lo spaccio al dettaglio della droga. Uno scenario che allarga il fronte delle indagini e si spinge sempre più verso i clan del Crotonese e del basso Jonio cosentino.
pa. po.
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