LAMEZIA TERME Non bolle granché in pentola per un Sud e una Calabria povera di aziende, caratterizzata da dati che riguardano l’occupazione allarmanti e messa in crisi dalla cattiva abitudine del Nord di traslare risorse per accomodarle dove piace piuttosto che dove serve. Questo, all’esterno. All’interno, in regione, le organizzazioni dei lavoratori (in particolare la Cisl) e il mondo dell’imprenditoria, si sono invece dati una stretta di mano all’insegna del “Patto per la Calabria”, che si pone come obiettivo quello di superare i gap che impediscono al territorio di produrre e ripartire. Più un accordo verbale che serve a suggerire linee di indirizzo alle istituzioni presenti sul territorio piuttosto che un vero e proprio documento, il “Patto” è stato presentato questa mattina alla presenza del presidente della Regione Mario Oliverio, del segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra, del segretario regionale della Cisl Paolo Tramonti e del direttore di Confindustria Cosenza Sarino Branda nel corso di un incontro sul Mezzogiorno promosso dalla Cisl e moderato dalla giornalista Paola Militano. “Manifesto” della voglia di riscatto economico e sociale della Calabria e del Sud condivisa da tutti i presenti, l’ultima fatica letteraria di Sergio D’Antoni, il sindacalista e già viceministro allo Sviluppo economico e sottosegretario del Mezzogiorno presente all’incontro. Un riscatto che diventa ancora più impellente alla luce dei dati dell’ultimo rapporto Istat, ricordati dal segretario regionale della Cisl Tramonti: “Esistono – ha detto – differenze intollerabili tra Nord e Sud, e sintomatico del divario è il fatto che il Pil del Mezzogiorno sia appena la metà di quello del Nord. Il rapporto Bankitalia ci fa sperare forse in qualche timido segnale di ripresa, ma come sindacato chiediamo atti concreti, e con il “Patto per la Calabria” richiamiamo la Regione a interventi specifici”. Questi ultimi dovrebbero riguardare, tra le altre cose, la creazione di 600mila posti di lavoro (300mila di questi da “recuperare” attraverso azioni promosse dall’Ue), lo sblocco del turnover nella pubblica amministrazione e lo snellimento e la sburocratizzazione del sistema regionale. Priorità rimane comunque il lavoro in tutte le sue declinazioni: nero e sommerso e, sempre più spesso, precario, da stabilizzare.
Aspetti che una regione come la Calabria, che, ha sottolineato Tramonti, “detiene il record sull’irregolarità occupazionale”, conosce bene. Da qui il richiamo del segretario della Cisl rivolto alla Regione di «aprire da subito cantieri di politiche attive che guardino alla creazione di nuovi posti di lavoro», agevolando al contempo una ripresa generale dell’economia che «deve ripartire attraverso il sistema aeroportuale calabrese e attraverso snodi commerciali essenziali come il Porto di Gioia». Si è fatta attendere la risposta di Oliverio, arrivato solo in chiusura dell’incontro, ma è arrivata. «Come regione – ha detto – non partiamo da zero, e questo rende le cose più complicate. Siamo nel pantano, e nonostante questo il governo pensa bene di privarci dei 3 milioni e mezzo di un Fondo unico che, se non spesi entro il 30 settembre, verranno indirizzati altrove. Si tratta di una vera e propria rapina, l’ennesima ai danni della Calabria e del Sud». Aspetto, quest’ultimo, che è stato ripreso anche dal segretario confederale Sbarra, intervenuto in chiusura dei lavori. Sul “Patto per la Calabria” si è soffermato anche il presidente di Confindustria Cosenza Sarino Branda. «Contiene – ha spiegato – dei veri e propri punti, su cui intendiamo concentrarci e richiamare le istituzioni. Anzitutto vogliamo che si travalichi la mentalità assistenzialista, e chiedere alla Regione di impegnarsi in una diversa gestione e razionalizzazione di commissioni, ricorsi e bandi non ancora pubblicati. Un punto riguarda senz’altro anche la gestione dei fondi a disposizione: restituiamo da sempre i Por, e questo è dovuto unicamente alla scarsa capacità di gestire i processi di amministrazione. Un’altro aspetto è quello delle produzioni di eccellenza delocalizzate all’estero, che bisogna riportare nel territorio e trattenere. Per fare questo – ha concluso – bisogna mettere gli imprenditori in condizione di lavorare agevolando l’accesso al credito. Attualmente, per quelli calabresi e del Sud, i rischi di investimento sono maggiore e i rendimenti minori».
Zaira Bartucca
z.bartucca@corrierecal.it
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