«Ho sempre vigilato perché ogni spesa da me sostenuta da consigliere regionale, anche a titolo privato quindi attingendo al mio stipendio, fosse tracciabile e rendicontata. Maggiore cura ho posto, ovviamente, a quelle che ricadevano sotto le previsioni di finanziamento ai gruppi consiliari per la loro attività istituzionale, chiedendo sempre il rispetto della legge che regolamenta i gruppi consiliari. Questa consapevolezza mi consente oggi di assicurare ai calabresi che nessun soldo è stato da me distratto o utilizzato fuori dalla legge. Mi consente inoltre di ribadire la mia fiducia nelle indagini della magistratura, ancora in corso anche se qualcuno ne parla come fossero già concluse». È quanto dichiara in una nota il deputato del Pd Ferdinando Aiello, indagato nell’inchiesta “Erga omnes” sulla rimborsopoli al consiglio regionale.
«A tali indagini – prosegue il deputato – intendo collaborare pienamente fornendo anche prova di qualche equivoco. I processi non si fanno sui giornali ma nelle sedi giudiziarie, solo per questo non anticipo qui i chiarimenti che porterò come contributo alle indagini sui tavoli degli inquirenti già nei prossimi giorni. Essi riguardano sia la sede utilizzata come segreteria che il ricorso a servizi. Nell’uno e nell’altro caso ogni utenza ed ogni servizio era intestato solo ed unicamente alla mia persona né a parenti né ad amici e l’utilizzo della sede era gratuito. Spero con questo – conclude Aiello – di aver dato un primo contributo alla chiarezza davanti a una indagine che, comprensibilmente, sta creando grande allarme in un corpo sociale già abbastanza provato. Che si faccia chiarezza al più presto resta questo il mio auspicio».
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