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Quant'è noiosa 'sta regione

Ilaria D’Amico forse è incinta. I magistrati, invece, hanno letto sul diario di un’olgettina le performance sessuali di un ex Cavaliere gaudente già incidentalmente premier. Varoufakis alterna la s…

Pubblicato il: 03/07/2015 – 16:26

Ilaria D’Amico forse è incinta. I magistrati, invece, hanno letto sul diario di un’olgettina le performance sessuali di un ex Cavaliere gaudente già incidentalmente premier. Varoufakis alterna la sua vita tra i bilanci-voragini choc e sessioni fotografiche pop. Maroni è governatorissimo ma anche un po’ godereccio (vedi i presunti flirt con collaboratrici assortite), mentre perfino l’austero collega Emiliano consegna alle cronache qualcosa di patinato, che non abbia il sapore ammuffito delle scartoffie burocratiche, siano fascicoli d’indagine o controverse azioni legislative: nomina come suo portavoce la fidanzata.
Insomma, roba piuttosto croccante che permette alla narrazione quotidiana di colorarsi di appendici mai stantie, siano esse relative alla sfera sessuale (trend topic per eccellenza) o anche a particolari più o meno scabrosi.
Ora, sarà un presa di posizione sbagliata, un preconcetto idiota: ma la Calabria mi dà parecchia noia. Non intendo dire che sia una seccatura; ma che è noiosa, sommamente noiosa.
Non esiste in giro nessun personaggio di spessore in grado di catalizzare i teleobiettivi, che so?, sul suo yacht ancorato al largo di Tropea (un Dagospia calabrese chiuderebbe dopo tre giorni); non esiste un mattatore brillante e colto nella possibilità di dividere l’opinione pubblica su una visione, un progetto dannunziano, uno stile di vita dandy, ma anche baudelairescamente bohémien. Qui c’è solo il grigiore dei completi impeccabili di Oliverio, che al massimo può creare una spaccatura tra indignati cronici e garantisti un po’ troppo interessati (come nel caso Rimborsopoli). Dov’è il Lapo Elkann di Soverato? Dove il Corona di Seminara, il Bobo Vieri di Gioiosa, il Truman Capote di Soveria Mannelli?
In quale recesso remoto si saranno mai cacciati i gentleman d’antan, i vitelloni felliniani, gli avventurieri dello spirito?
Niente, non è cosa, stiamo (come vituperata categoria professionale) a scrivere sempre di cose serissime, importantissime, decisivissime. In questa regione mai un divertissement, un cialtrone alla ribalta da spernacchiare. Sempre operazioni di polizia, inchieste di ‘ndrangheta, corruzioni, ruberie, mangiatoie politiche, scandali, omicidi, abusi, estorsioni, leggi-truffa, connivenze. Che producono scartoffie, maledette e indispensabili scartoffie (informative, ordinanze etc) che riempiono incessantemente il mausoleo della nostra tragica serietà.
Ebbene, anche noi calabresi avremmo il diritto di raccontare e di leggere le gesta di qualche guitto cazzone, di qualcuno che ha fatto dell’indolenza esistenziale il suo core business. Vogliamo, cioè, il nostro Balotelli che brucia casa con un petardo, un Fedez che irrompe in discoteca e si fa arrestare per aver bevuto troppo e aver urlato al cielo frasi sconnesse. Qualcosa di simile, per capirci.
Una persona che stimo mi ha detto: «Per fare questo mestiere ti devi divertire». Sì, ma come si fa, come si fa?

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