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Agroalimentare, Calabria ai vertici per valore aggiunto

REGGIO CALABRIA Il settore agroalimentare calabrese è il quinto in Italia in termini di valore aggiunto. È quanto emerge da uno studio dell’Area reserch del Monte dei Paschi di Siena presentato in …

Pubblicato il: 08/07/2015 – 10:52
Agroalimentare, Calabria ai vertici per valore aggiunto

REGGIO CALABRIA Il settore agroalimentare calabrese è il quinto in Italia in termini di valore aggiunto. È quanto emerge da uno studio dell’Area reserch del Monte dei Paschi di Siena presentato in un incontro organizzato a Reggio Calabria nella sede del consiglio regionale. Il peso dell’agricoltura e del suo indotto, negli ultimi 20 anni, ha registrato un aumento costante rispetto al valore aggiunto regionale. Basti pensare che tra il 2000 e il 2006 ha subito una crescita del +22%.
Il convegno è stato organizzato dall’area territoriale “Calabria e Sicilia” di Banca Monte dei Paschi di Siena, in collaborazione con le organizzazioni di categoria Cia, Coldiretti e Confagricoltura, la locale Camera di commercio, il Consorzio del bergamotto e CreditAgri Italia. Dopo i saluti di Sandro De Luca, direttore territoriale di Banca Mps a Reggio, e di Lucio Dattola, presidente della Camera di commercio, sono intervenuti Domenico Gattuso, direttore della Cia, Antonio Lupini, presidente della Confagricoltura, Francesco Sacca, presidente Coldiretti, Ezio Pizzi, presidente Consorzio del bergamotto, Giuseppe Zimbalatti, docente presso l’istituto di Agraria dell’ Universita’ Mediterranea di Reggio, Giovanni Bazzini, responsabile comparto agro-alimentare di Banca Mps, Gianfranco Gentile, responsabile divisione Calabria di CrediAgri Italia. Ha concluso i lavori Giovanni Maione, responsabile Area territoriale Calabria e Sicilia di Banca Monte dei Paschi di Siena. «Conosciamo il valore del settore primario – ha detto lo stesso Giovanni Maione, responsabile area territoriale Calabria e Sicilia di Banca Mps – e quanto sia importante spingere su di esso per creare ricchezza diffusa ed occupazione dalle peculiarità del territorio. Vogliamo essere insieme ai calabresi per riflettere sullo stato dell’agricoltura della regione e sulle opportunita’ che giungono dal credito anche nel contesto offerto dal Piano di sviluppo regionale. L’agricoltura in genere, e soprattutto quella legata alle produzioni tipiche locali, rappresenta un comparto fondamentale per l’economia e l’occupazione».

 

I DATI DELLA RICERCA Nel 2014 il comparto prodotti alimentari, bevande e tabacco, rimane saldamente al primo posto nella classifica regionale delle vendite all’esterno e ha contribuito per quasi il 35% delle esportazioni regionali (19% nel 2007). Il peso dell’agricoltura e del suo indotto, negli ultimi 20 anni, ha registrato un aumento costante rispetto al valore aggiunto regionale, basti pensare che tra il 2000 e il 2006 ha subito una forte crescita del +22%. Tale trend è influenzato dall’aumento delle coltivazioni agricole e dalla produzione olivicola (23% del totale nazionale). Come abbiamo già visto, nel 2012, il comparto rappresenta circa il 5,3% del valore aggiunto regionale (4,7% nel 2000, 6,4% nel 2005). Secondo l’ultimo censimento generale dell’Istat il numero di aziende agricole nella regione è pari a circa 138mila e il tessuto produttivo è caratterizzato da un’elevata frammentazione: la dimensione media delle aziende agricole calabresi è pari a circa 4 ettari, la metà del dato nazionale e il valore medio della produzione agricola è di circa 14mila euro per azienda (30.500 euro la media italiana). Tra il 2007 e il 2014 le esportazioni del comparto sono cresciute del +37,5%, in controtendenza rispetto al calo delle esportazioni regionali (-25%). Nel 2014 le vendite all’estero dei prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca erano dirette per il 83,2% verso i paesi dell’Ue 28 (di cui circa il 26% verso la Germania). Se, da un lato, l’elevata incidenza dell’agricoltura della regione (settore anticiclico per eccellenza) sul Valore aggiunto, rende la regione meno sensibile all’andamento del ciclo economico internazionale, dall’altro, il peso del comparto industriale, decisamente inferiore alla media, incide negativamente sulle possibilità di recupero del territorio.

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