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Il mare "noir" di Colacresi

REGGIO CALABRIA Il mare è il protagonista del nuovo libro di Mimmo Colacresi che, a distanza di cinque anni dall’ultima pubblicazione (“Per mare e per terra”), torna con un nuovo romanzo, “All’ombr…

Pubblicato il: 31/07/2015 – 8:51
Il mare "noir" di Colacresi

REGGIO CALABRIA Il mare è il protagonista del nuovo libro di Mimmo Colacresi che, a distanza di cinque anni dall’ultima pubblicazione (“Per mare e per terra”), torna con un nuovo romanzo, “All’ombra dell’eucalipto”, edito dalla casa editrice “Le Caravelle”. Il libro è stato presentato ieri pomeriggio presso “La Vela”, sul lungomare di Gallico, frazione che dista a pochi chilometri dal centro di Reggio. A introdurre la serata, Mario Giambelluca, che del libro ha curato la prefazione e che ha coordinato un dibattito con l’autore, Carlo Arnese.
Gli inserti sound, affidati al sassofono di Carmelo Coglitore, hanno introdotto la lettura dei cinque brani interpretati da un ospite d’onore: l’attore reggino Gigi Miseferi. «Sono molto felice – commenta l’artista – quando mi si offre la possibilità di dar voce alle parole di un autore. Per un attore è come un esercizio di “ginnastica interiore” quello di sollevare parole comodamente sdraiate tra le pagine di un libro, metterle in piedi delicatamente, badando a non deformarne il concetto di chi le ha scritte. Se poi l’autore ha le mie stesse radici, l’emozione raddoppia, poiché potrebbe essere stato ispirato dall’ambiente che conosco profondamente anch’io, fatto dei nostri profumi, odori, sapori, suoni, colori. Con tutti i sensi calati nella nostra realtà».
Il romanzo narra la storia di Elia, ragazzo cresciuto nel piccolo borgo marino di Gallico, e di Emilia, sua amica d’infanzia, le cui vite si incrociano con quelle di una coppia “misteriosa”: un anziano signore e la sua compagna Sara. In un salto temporale di circa dieci anni, un Elia adulto rivivrà l’incontro con questa donna del mistero che lui chiamerà semplicemente Afrodite (il vero nome Sara, si scoprirà solo a metà del racconto). Il triangolo amoroso che vivono i tre protagonisti si tingerà di tinte noir e colpi di scena. Sarà proprio il mare, con i suoi colori caldi e il profumo della sua salsedine, lo scenario in cui il destino è sempre pronto a mischiare le carte e a rimettere tutto nuovamente in gioco.
Il mare è un elemento scelto non a caso. Lo scrittore ci ha trascorso tutta la sua vita. Prima da ragazzo, quando accompagnava i genitori a commerciare in Sicilia, poi come sportivo, vincendo gare di barche a vela, infine facendone un mestiere: nostromo su navi mercantili, poi passato alle navi traghetto fra Villa San Giovanni e Messina.
«C’è tanto di autobiografico nel mio libro – spiega l’autore –. C’è tutta la mia vita. I miei primi giochi d’infanzia sono stati sul mare. Il mio lavoro è sempre stato il mare. Anche se il soggetto della storia è quasi del tutto inventato, i viaggi di cui io parlo all’interno del libro, sono percorsi che conosco, non c’è niente di casuale. La mia vita, la mia fanciullezza è stata tutta per mare. Il luogo dove si svolge questa storia, è lo stesso della mia gioventù».
A sentirlo parlare è tangibile la passione che Colacresi ha per la propria terra, che egli stesso definisce «un punto di riferimento. Se dovessi scrivere qualcosa all’infuori del mare, penso che non riuscirei a trasmettere nessuna emozione, nessuna sensazione. Anche Elia, il protagonista principale del romanzo, ha sempre vissuto sul mare; conosce solo quello. Se venisse spostato dal suo contesto, il suo personaggio si perderebbe, perché non conosce altro mondo».
La storia è ambientata a Gallico nel luglio del 1962. «Le date sono tutte particolari – continua Colacresi –. Le ho scelte in base a ciò che hanno rappresentato nella mia vita; perché mi piace descrivere Gallico per come era allora. In entrambi i libri ho cercato di parlare di questo mio paese che mi piaceva molto di più 40 anni fa, non tanto perché mi premeva ritrovare qualcosa che non si ha più, quanto per il fatto che la società, il “dialogo” erano diversi da oggi. Una volta si assaporavano di più le cose, era tutto un contesto particolare che ti lasciava spazio per stare con gli altri. La comunicazione era più intensa. L’ amicizia – che io sottolineo fortemente all’interno del testo – era presente. Oggi si corre troppo, si va troppo veloce e non troverei quello “spazio” in cui collocare le mie scrittura».
L’autore è stato ispirato nella stesura del testo dalla pittura, passione coltivata negli anni 70, molto prima che arrivasse quella per la scrittura. «Mettevo su una tavolozza i colori che più mi piacevano: il rosso, il blu, il giallo e il bianco. Intingevo il pennello nella benzina. Con un solo colpo lanciavo il colore sulla tela. Venivano fuori tante macchie, mentre la benzina evaporava subito e non lasciava traccia sulla tela. Attraverso queste pennellate io creavo il quadro. Non seguivo un disegno o una schema. Dentro quegli schizzi vivevano diverse emozioni. Lo stesso vale per la scrittura. Se pensi a ciò che devi scrivere, non giochi con questi colori, con le sensazioni del momento e, alla fine, non ti diverti. Anche se la passione per la scrittura è nata come un gioco, ecco, io scrivo così. È facile, per me, dipingere i colori di questo quadro».

Miriam Guinea

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