CATANZARO Sono stati ascoltati per parecchie ore in Procura a Catanzaro, Vincenzo Mollace, ex direttore dell’Arpacal e Giacinto Ciappetta ex dirigente dell’Agenzia. Oggetto delle indagini dei magistrati catanzaresi – che hanno sentito i due dirigenti come persone informate sui fatti – è un palazzo di tre piani che si trova a Castrolibero. L’immobile è stato pagato a caro prezzo – più di due milioni di euro – tramite una gara, annullata e poi ripristinata, con un solo partecipante. All’interno della struttura dovevano sorgere i nuovi laboratori dell’Arpacal. Le risorse investire erano fondi Por Calabria 2000-2006.
La vicenda ha inizio nel febbraio 2009 quando l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente indice una gara per trovare una nuova sede per in propri laboratori in provincia di Cosenza. Al bando risponde solo una società, la Efim, finanzaria del gruppo Dodaro, famiglia di imprenditori cosentini con interessi nell’agroalimentare e, all’epoca, nell’editoria. Alla compravendita dell’immobile, però, si arriva dopo più di due anni dalla gara. Lo stop era nato in seguito al parere negativo dell’avvocato Valerio Donato, docente della facoltà di Giurisprudenza all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Il suo giudizio convince i dirigenti dell’Agenzia, tra i quali all’epoca vi era Mollace, a fermare l’acquisto. Tra le ragioni che portano al giudizio del legale vi è il fatto che l’immobile sarebbe destinato a uffici pubblici e non a laboratori. Dunque, «al momento della presentazione, l’offerta non era compatibile con l’uso richiesto». Qualche tempo dopo l’Arpacal revoca l’annullamento della gara d’appalto. E la Efim perfeziona la vendita dell’immobile. Il risultato, al netto di una vicenda molto più complessa, è che la sede dell’Arpacal non è stata mai più trasferita nel palazzo di Castrolibero. Sulla vicenda sia Mollace che Ciappetta, ascoltati per un paio d’ore ciascuno, hanno fornito agli inquirenti le informazioni di loro conoscenza.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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