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Irto: atenei ed enti facciano rete

CATANZARO Università, diritto allo studio e futuro dei giovani calabresi sono stati i temi che il presidente del consiglio regionale Nicola Irto ha discusso nella mattinata di lunedì nella conferen…

Pubblicato il: 01/02/2016 – 15:28
Irto: atenei ed enti facciano rete

CATANZARO Università, diritto allo studio e futuro dei giovani calabresi sono stati i temi che il presidente del consiglio regionale Nicola Irto ha discusso nella mattinata di lunedì nella conferenza stampa che si è tenuta al termine della sua visita all’università “Magna Graecia” di Catanzaro. Accompagnato dal rettore dell’Ateneo Aldo Quattrone, dal presidente della fondazione “Umg” Arturo Pujia e dal presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, Irto ha avuto modo di conoscere la realtà in cui si formano migliaia di studenti calabresi, nonché il campus e tutte le strutture ad esso afferenti come le residenze universitarie e gli impianti sportivi: «Ho visto un’università viva, estremamente attrezzata e innovativa», ha detto Irto nel corso del suo intervento davanti alla stampa e ha proseguito parlando dell’Umg come di una «punta avanzata della Calabria migliore, un motivo di orgoglio e prospettiva di sviluppo se avremo le capacità di mettere attorno questa realtà un sistema che possa creare lavoro e interesse».
Entusiasmo a parte, il presidente del consiglio regionale è stato però chiamato a pronunciarsi sulle richieste che arrivano dal mondo accademico e che, sebbene tengano come punti saldi i tanti indicatori positivi che l’ateneo catanzarese può vantare, prendono le mosse da punti critici su cui è necessario un intervento.
Ad introdurre l’argomento è stato il rettore Quattrone, che ha sottolineato come nelle regioni del sud Italia siano stati 1.870 i posti ottenuti dagli studenti del Nord a scapito di quelli del Sud.
Una “invasione” che trova la propria causa nelle minori competenze acquisite dai giovani meridionali nel sistema scolastico che si traduce in un punteggio minore nei concorsi nazionali attraverso i quali vengono assegnati i posti nei corsi di laurea a numero chiuso: «Il divario tra il peggiore tra gli studenti settentrionali e il migliore tra quelli meridionali è di circa due punti. Questo significa che i giovani meridionali non hanno la possibilità di rimanere nelle università della propria regione a formarsi, ma andranno a farlo al nord. Ed è lì che rimarranno dopo laureati. Non solo – ha proseguito -: oltre a perdere le nostre risorse umane, perdiamo anche quelle economiche perché formiamo professionisti del Nord che torneranno a lavorare nelle loro città».
Alle difficoltà nella formazione di base, si aggiungono poi quelle economiche: «I fondi regionali e quelli statali sono esigui, inoltre i criteri nazionali di riparto fanno perdere risorse importanti alle università del Sud. Basti pensare che al Nord, il 100% degli studenti che ha i requisiti economici per accedere alle borse di studio e fa domanda, ottiene la borsa. Al Sud la percentuale si riduce al 50%, mentre nel nostro ateneo siamo al 25%. È chiaro che così non possiamo competere e non abbiamo la forza per trattenere i diplomati in Calabria o per garantire a tutti un livello di formazione elevato», ha detto Pujia.
Da qui la proposta del rettore Quattrone di istituire dei concorsi nazionali, ma suddivisi per macroregioni (Nord, Centro e Sud Italia), attraverso i quali gli studenti meridionali possano avere maggiore possibilità di rimanere a studiare nelle università della propria regione. Una sorta di “federalismo universitario” praticamente, anche se i dubbi sulla possibilità che questo sistema porti gli atenei del Sud ad un compromesso al ribasso nella qualità di laureati che saranno in grado di immettere sul mercato del lavoro.
Quanto alle risposte di Irto sui temi economici, il presidente del consiglio regionale ha spiegato come «un bilancio regionale ingessato com’è quello della Calabria non consente particolari manovre, sebbene siano già stati compiuti parecchi scorsi sul diritto allo studio. Per rispondere quindi alle esigenze di formazione e di cultura che le università manifestano, possiamo puntare sulla programmazione dei fondi europei 2014-20 che sono stati concessi proprio per essere investiti principalmente in innovazione e ricerca. Inoltre reputo necessario che gli atenei calabresi e gli enti locali possano costruire una rete in grado di rispondere alle esigenze del territorio».
Proprio sulla necessità di rispondere alle esigenze del territorio è intervenuto anche Arturo Bova, consigliere regionale e presidente della commissione antimafia in Consiglio regionale: «Mi auguro – ha detto – che si possa pensare ad un sistema universitario che lavori in sinergia e che sappia guardare a ciò di cui la nostra regione ha bisogno. Ad esempio: sappiamo che nei prossimi anni, il terreno di maggior sviluppo della Calabria potrà essere il settore agroalimentare e quello del turismo, allora credo che gli atenei debbano incentivare, anche con appositi corsi di laurea, l’orientamento degli studenti in questi ambiti. Solo così si possono trattenere in loco gli studenti calabresi, offrendo loro cioè non solo un percorso di studi altamente formativo, ma anche uno sbocco professionale dopo la laurea».

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

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