Una rosa bianca contro la violenza
LAMEZIA TERME Nessun taglio del nastro, ma una cerimonia semplice e riservata che potesse rappresentare lo spirito di un’iniziativa rivolta alla tutela dei soggetti deboli e fragili della società: do…

LAMEZIA TERME Nessun taglio del nastro, ma una cerimonia semplice e riservata che potesse rappresentare lo spirito di un’iniziativa rivolta alla tutela dei soggetti deboli e fragili della società: donne, anziani, minori vittime di violenza. “Rosa bianca” è il nome del percorso inaugurato nell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme e rappresenta il primo di una serie di progetti che si cercherà di estendere su tutto il territorio regionale e che rientra all’interno di una normativa più ampia che riguarda il contrasto alla violenza e mira a rafforzare la tutela della persona offesa.
Il progetto si pone l’obiettivo di realizzare un circuito di accesso facilitato e accompagnato nella massima riservatezza all’interno del Pronto soccorso per le vittime di violenze e di maltrattamenti, non solo nell’ambiente domestico ma anche in quello lavorativo e scolastico. A entrare nei dettagli del progetto, la dottoressa Caterina Ermio, responsabile del percorso e presidente dell’Associazione italiana donne medico. «Oggi vogliamo inaugurare una semplice stanza, che siamo riusciti a recuperare all’interno dell’ospedale – ha affermato la responsabile –. L’obiettivo è stato quello di creare un ambiente accogliente ma riservato al tempo stesso per tutti coloro che sono vittime di violenza e che spesso hanno difficoltà a chiedere aiuto».
Il percorso è costituisce da varie fasi: dall’assistenza della persona, all’individuazione degli episodi di violenza, all’elaborazione del referto medico, alla conservazione e alla guida e l’inserimento nei centri anti-violenza, ognuna delle quali vedrà il coinvolgimento dei vari reparti dell’ospedale che hanno aderito all’iniziativa.
Ermio ha più volte ribadito l’importanza della task force che si è venuta a creare intorno alla realizzazione del progetto: istituzioni comunali e provinciali, la Prefettura di Catanzaro, le forze dell’ordine, le istituzioni ecclesiastiche, i centri anti-violenza e le varie associazioni. «Il nostro ospedale deve essere non solo un simbolo di sanità ma anche di legalità», sono state invece le parole del sindaco della città, Paolo Mascaro.
Il richiamo a una nuova sensibilità e un invito a segnalare sin da subito le violenze è stato lanciato dal dirigente del commissariato di Lamezia, Antonio Borrelli, che ha aggiunto come sia «importante fare rete tra polizia, pronto soccorso e tribunale affinché si evitino vicende tragiche come quella di Adele Bruno».
A rappresentata le istituzioni ecclesiastiche, monsignor Tommaso Buccafurni. «È un’iniziativa che rappresenta la volontà di cambiare rotta – ha sottolineato –. Tutti gli enti educativi devono essere a servizio della persona umana che ha più bisogno».
La realizzazione del progetto, dopo la firma del protocollo e l’inaugurazione dello spazio all’interno del pronto soccorso, vedrà realizzare nei prossimi mesi anche la formazione congiunta del personale – medici, infermieri, forze dell’ordine e parroci – per questa nuova tipologia di approccio per la cura e la tutela della persona. «Verrà avviato un percorso di cultura anche per gli operatori che entreranno a far parte di questa rete che servirà anche a colmare il gap di sfiducia che si è creato negli ultimi anni nei loro confronti», ha precisato il direttore dell’Asp di Catanzaro Giuseppe Perri.
La “Rosa bianca” nasce sulla scia di iniziative simili già sperimentate da qualche anno in varie realtà italiane. Come quella dell’Asl di Grosseto, di cui Vittoria Doretti ne ha riportato la testimonianza. Dirigente ospedale toscano, già da qualche anno ha infatti attivato un “codice rosa” all’interno della struttura per tutte le persone vittime di violenza.
I prossimi percorsi saranno aperti negli ospedali di Soveria Mannelli e di Soverato, con la speranza che anche le altre provincie possano al più presto adeguarsi all’iniziativa.
Adelia Pantano
redazione@corrierecal.it