COSENZA «Riguardo all’interrogazione parlamentare di alcuni deputati del Pd, occorre innanzitutto sottolineare che i numeri dicono ben altro». Lo afferma in una nota l’ex vicesindaco di Cosenza, Luciano Vigna, in replica ai parlamentari del Pd che hanno presentato un’interrogazione sulla situazione del Comune.
«Se prendiamo in considerazione i dati definitivi – aggiunge – dei bilanci 2010 e 2014 il dato è quanto mai chiaro. In relazione ai lavori nel 2010 il 61% veniva assegnato attraverso affidamenti diretti (cottimi fiduciari) mentre il restante 39% con procedure che variano dalla licitazione privata all’evidenza pubblica. Nel 2014 il 48% dei lavori è stato assegnato con affidamenti diretti, il 52% attraverso le altre procedure. È importante sottolineare che nel 2010 tutte le attività riguardanti le Cooperative sociali di tipo B erano affidate direttamente, mentre da marzo 2014 si è dato avvio a procedure a evidenza pubblica. Se teniamo conto di questo aspetto, il rapporto percentuale si modifica radicalmente. Nel 2010 l’82,50% delle attività veniva assegnato con affidamenti diretti, il restante 17,50% con procedure negoziate o con evidenza pubblica. Nel 2014 il 34% delle attività è stato assegnato con affidamenti diretti mentre il restante 66% attraverso le altre procedure. In merito alla gestione delle coop sociali nessuno si è chiesto come abbia fatto l’amministrazione Perugini ad affidare lavori per 7 milioni di euro all’anno frazionandoli in affidamenti sotto soglia e, cosa ancora più grave, eludendo colpevolmente i controlli antimafia».
«Siamo intervenuti – prosegue Vigna – per rompere questa evidente collusione richiedendo le certificazioni antimafia e predisponendo gli avvisi di gara che hanno reso legale e trasparente tutte le attività delle coop sociali. Inoltre, l’unica indicazione trasmessa agli uffici ha riguardato l’obbligo di favorire un processo di rotazione negli affidamenti. Le illazioni avanzate dagli esponenti del Pd sono facilmente smentibili attraverso una mera verifica dei numeri e degli atti. Un elemento da sottolineare riguarda un dato di fatto oggettivo: i volumi di spesa per investimenti nel corso delle ultime due consiliature non hanno subito consistenti variazioni. Appare evidente, agli occhi di tutti i cittadini, l’azione di miglioramento di tutto il tessuto urbano attraverso opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nasce spontanea la domanda su come venissero impiegate le stesse risorse all’epoca della giunta Perugini. Il totale dei debiti approvati nel corso di questa consiliatura è pari a 5.249.211,68 euro, di cui solo circa 65mila sono riconducibili alla nostra amministrazione. Nei cinque anni di governo del Pd, nonostante i ripetuti solleciti che gli interessati rappresentavano a sindaco e assessori, questa mole debitoria veniva colpevolmente lasciata nascosta nei cassetti dei vari uffici comunali. Il risultato è stato l’ingente peso di oneri finanziari (circa due milioni di euro) maturati a causa di tale irresponsabile gestione della cosa pubblica». «Abbiamo ereditato il Comune – sostiene ancora Vigna – in dissesto economico finanziario, certificato più volte dalla Corte dei Conti. Il dato di bilancio evidenziava un’esposizione debitoria che superava i 150 milioni di euro a cui si aggiungevano altri 20 milioni privi di alcuna copertura finanziaria. In termini di liquidità l’ente registrava un’esposizione verso la banca di tesoreria di 18 milioni di euro e in più aveva richiesto un’ulteriore anticipazione ad Equitalia per 10 milioni interamente utilizzata. In pratica non si riusciva a far fronte ai pagamenti correnti accumulando anni di ritardo nelle liquidazione delle utenze, dei lavori pubblici e delle cooperative sociali. Abbiamo approvato un piano di riequilibrio pluriennale che condurrà l’ente al completo risanamento. Nel corso di questi anni si è provveduto a liquidare tutti i debiti pregressi riducendo al minimo la mole debitoria. L’ente Comune oggi paga puntualmente i servizi essenziali, le coop sociali e le utenze. Oggi la cassa municipale registra un saldo attivo netto di circa un milione di euro, che rappresenta la fotografia più chiara di cosa significhi risanare i conti di un Comune».
DE ROSE Sul caso Cosenza interviene anche uno dei tre coordinatori provinciali di Forza Italia a Cosenza, Luigi De Rose: L’amministrazione Occhiuto, in meno di 5 anni – spiega –, ha fatto più di tutti loro in cinquant’anni, motivo di immobilismo per il quale la Calabria versa in questo stato. Il problema principale è che taluni rappresentanti politici sono molto bravi a manipolare le coscienze approfittando dei bisogni della gente. Da quale pulpito viene la predica? Mentre parlano di presunte e millantate indagini – sottolinea De Rose – viene fuori che la Dda di Catanzaro avrebbe chiesto misure cautelari proprio nei confronti di due importanti esponenti del centrosinistra alla Regione Calabria. Lo stesso presidente Mario Oliverio è stato costretto, fra l’altro, a mettere mano alla giunta appena composta a causa di presunte infiltrazioni mafiose e pratiche di malaffare. Guarda caso, il regista delle operazioni di scioglimento del consiglio comunale è un esponente del Pd (Nicola Adamo, ndr), colpito da più inchieste che, non appena rientrato in Calabria a seguito di misura cautelare di allontanamento rappresentata dall’obbligo di dimora lontano da questa regione, ha proseguito la sua attività “politica” con il solito metodo vecchio e logoro».
«Il sindaco Mario Occhiuto – aggiunge ancor De Rose – è stato l’unico a contrastare e combattere la mafia richiedendo subito, al suo insediamento, le certificazioni antimafia per la riorganizzazione delle cooperative sociali. Queste, non venivano richieste prima perché si era pensato bene di frazionare gli affidamenti diretti di 48 coop di tipo B ogni sei mesi per eludere la normativa antimafia».
«Non raccontino dunque – conclude De Rose – una realtà distorta, inizino a proporre idee e si preoccupino piuttosto di esporre un programma politico-amministrativo degno di una Cosenza che negli ultimi cinque anni è stata rivoluzionata in meglio e alla quale i cittadini non vogliono rinunciare».
«ORA SERVE CHIAREZZA» Marco Ambrogio, ex consigliere del Pd, difende l’operato dei parlamentari dem e insiste: «Al commissario prefettizio spetta un lavoro intenso per fare chiarezza sulla gestione Occhiuto e ripristinare la legalità al comune di Cosenza. Del resto, i temi oggetto dell’interrogazione parlamentare, sono solo una parte di una pratica amministrativa opaca, privatistica e clientelare che contrastiamo da tempo».
«È notorio infatti – aggiunge – che in questi mesi il gruppo consiliare del Pd, a volte in solitudine, ha svolto una opposizione che ha esplicitato le denunce dettagliate su una miriade di atti politico/amministrativi e di decreti dirigenziali. I cosentini ricordano che più volte Occhiuto è stato costretto persino alla revoca in autotutela (concorso di due dirigenti esterni di cui sapevamo già i nomi e pavimentazione dell’ultimo tratto dell’isola pedonale del centro città affidata senza alcuna gara nonostante l’importo di circa 500mila euro). Lo scioglimento è stato un atto di coraggio da parte dei consiglieri di opposizione ma soprattutto da parte di chi in maggioranza e nella giunta ha toccato con mano e visto con i propri occhi le nefandezze che si perpetravano ai danni del comune e dei cittadini».
«In 17 – conclude – abbiamo fatto la scelta di andare a casa anzitempo noi stessi purché anche al comune di Cosenza si anticipi il nuovo corso di bonifica e risanamento.
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