MILANO È una Calabria con i soliti limiti e le poche certezze quella che emerge dai dati sui flussi turistici del 2015 presentati alla Bit di Milano. Una fotografia che riporta numeri incoraggianti ma ancora troppo asfittici per definirli positivi e, soprattutto, in grado di incidere sulle sorti dell’economia complessiva. A partire dai numeri assoluti: nel periodo gennaio-settembre dello scorso anno, gli arrivi complessivi sono stati circa 76mila e quasi 339mila le presenze in più rispetto allo stesso scorcio di tempo del 2014. Che tradotto in percentuali significa un incremento del 6,1 in termini di arrivi e 4,7 in presenze.
Numeri, dunque incoraggianti, ma che a una la lettura attenta dei dati dimostrano quanto ancora la Calabria debba crescere in termini di offerta turistica. È l’attrattività internazionale, il vero tallone d’Achille. Se si consideri che – in un momento di forte domanda di turismo estero – le nostre location riescono ad ottenere appena 1,1% di crescita nei movimenti degli arrivi e neanche l’1% nelle presenze (0,7%). Mentre la crescita maggiore si registra sul fronte dei vacanzieri nostrani, costituito per lo più dal turismo di prossimità. Soprattutto campani e laziali.
A dimostrazione che non riusciamo a sfondare nei mercati più interessanti del settore. E in alcuni casi, anzi registriamo decisivi passi indietro. Vedasi i flussi turistici provenienti dalla Russia, cioè una delle aree più promettenti del palcoscenico internazionale. In un anno, arrivi e presenze da questo Paese sono crollati rispettivamente del 68,3% e del 69,1%.
In diminuzione anche la permanenza media dei turisti nelle strutture che complessivamente hanno soggiornato in Calabria l’1,3 per cento un meno.
E resta sempre molto stagionale il dato: gran parte dei movimenti in entrata si registrano nei mesi estivi. Con la conseguenza che a beneficiare maggiormente sono praticamente solo le strutture collocate lungo le coste. Dunque soliti limiti con qualche certezza in meno: il turismo calabrese resta solo una grande potenzialità, e quasi null’altro.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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