"Rimborsopoli", rischiano il processo 25 politici
REGGIO CALABRIA Stanno arrivando in queste ore all’indirizzo di tutti gli indagati per l’inchiesta Rimborsopoli, i provvedimenti di chiusura delle indagini, firmati dal pm Matteo Centini e dal procur…

REGGIO CALABRIA Stanno arrivando in queste ore all’indirizzo di tutti gli indagati per l’inchiesta Rimborsopoli, i provvedimenti di chiusura delle indagini, firmati dal pm Matteo Centini e dal procuratore aggiunto Gaetano Paci. Fra i destinatari, accusati a vario titolo di falso e peculato, ci sono politici di ogni schieramento, in passato responsabili del proprio gruppo in consiglio regionale, come dell’utilizzo dei fondi pubblici loro assegnati per attività istituzionale per scopi molto privati e personali. Un sistema di ruberie «accertato con un’incredibile solidità degli elementi di prova» – aveva detto nel presentare i risultati dell’operazione il procuratore Federico Cafiero de Raho – che potrebbe portare 25 nomi noti della politica regionale davanti a un collegio.
I POLITICI INDAGATI Si tratta di Giovanni Nucera (Reggio Calabria), Pasquale Tripodi (Reggio Calabria), Giovanni Franco (Reggio Calabria), Alfonso Dattolo (Rocca di Neto Crotone), Gianluca Gallo (Cassano Ionio), Giovanni Bilardi (Reggio Calabria), Carmelo Trapani (Reggio Calabria), Alfonsino Grillo (Vibo Valentia), Ferdinando Aiello (Cosenza), Giuseppe Bova (Reggio Calabria), Nicola Adamo (Cosenza), Giuseppe Giordano (Reggio Calabria), Emilio De Masi (Crotone), Domenico Talarico (Conflenti), Sandro Principe (Rende), Demetrio Battaglia (Reggio Calabria), Pietro Amato (Borgia Catanzaro), Bruno Censore (Serra San Bruno), Mario Franchino (Montegiordano), Mario Maiolo (Cosenza), Carlo Guccione (Rende), Antonio Scalzo (Conflenti), Francesco Sulla (Cutro Crotone), Agazio Loiero (Santa Severina).
NEI GUAI ANCHE IL FIGLIO DI FEDELE Insieme a loro c’è anche Diego Fedele, il figlio dell’ex assessore regionale ai Trasporti finito ai domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta e già a giudizio con rito immediato. Per i magistrati, il politico avrebbe utilizzato i fondi del gruppo consiliare per pagare una serie di pranzi e cene al ristorante del figlio, “Le Macine” a Sant’Eufemia d’Aspromonte, e per questo anche a lui è destinato il provvedimento di chiusura delle indagini.
CONTROMOSSE Tutti gli indagati adesso avranno venti giorni per chiedere di essere sentiti, presentare memorie difensive o documentazione integrativa, quindi toccherà al pm Centini e all’aggiunto Paci tirare le somme e formulare un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
POSSIBILE RIUNIFICAZIONE Come anticipato dal pm Centini nel corso della prima udienza che ha visto sfilare davanti a un collegio gli ex assessori regionali Nino De Gaetano e Luigi Fedele, finiti a giudizio con rito immediato, si potrebbe prospettare dunque una riunificazione dei vari filoni dei procedimenti. All’eventuale vaglio del gup potrebbero anche finire infatti le posizioni dei politici per i quali era stata chiesta l’archiviazione, in seguito rifiutata dal gip Tarzia.
L’INCHIESTA A nove mesi dall’esecuzione delle misure personali e patrimoniali disposte nell’ambito dell’inchiesta, nonostante i ricorsi promossi in più sedi dalla pressoché totalità degli indagati, l’impianto accusatorio dell’inchiesta, costruito dai militari della Guardia di finanza con una gigantesca operazione di accertamento fiscale e finanziario, è rimasto sostanzialmente intonso. Anche a distanza di mesi, quello che emerge è un quadro sconfortante di trucchetti di bassa lega, ruberie e illeciti che hanno permesso a politici di ogni colore e schieramento di appropriarsi per scopi smaccatamente privati di fondi pubblici. Tra il 2010 e il 2012, i fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari, secondo la procura, sono stati utilizzati per viaggi all’estero (Londra, New York, Montecarlo), set di valigie, consumazioni al bar (è stato chiesto il rimborso anche di un singolo caffè), cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con Palazzo Campanella nulla hanno a che fare. Ma con i soldi del consiglio e dei gruppi consiliari sarebbero stati pagato anche spese di carburante, consulenze, affitti, collaborazioni, cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi. E ancora: batterie, ventilatore, ipad, telefonini, ricariche cellulari, la spesa per la famiglia, ristrutturazioni.
a. c.