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In Calabria trovano spazio solo i raccattapalle

Ha ragione Luigi Guglielmelli, segretario provinciale del Pd a Cosenza e capostruttura dell’assessore Roccisano a Catanzaro: si può «fare politica anche da mediano e non sempre da prima punta». Si …

Pubblicato il: 06/03/2016 – 12:21
In Calabria trovano spazio solo i raccattapalle

Ha ragione Luigi Guglielmelli, segretario provinciale del Pd a Cosenza e capostruttura dell’assessore Roccisano a Catanzaro: si può «fare politica anche da mediano e non sempre da prima punta». Si riferisce alla polemica con Enzo Paolini che parla di morte della democrazia per il rifiuto oppostogli davanti alla richiesta di celebrare, anche a Cosenza come nel resto del Paese, le primarie per la scelta del candidato a sindaco.
Il guaio è che in Calabria altro che mediani e terzini, ormai trovano spazio solo i raccattapalle.
Sarà pur vero che lo Statuto consente di evitare le primarie quando si ha una candidatura unitaria e quando tale candidatura viene approvata unanimemente. Il punto però sta nelle ragioni che rendono quella candidatura unitaria, nella scelta della commissione che la deve ritenere unitaria e nelle caratteristiche del candidato unitario. Ecco, su tutte queste cose il silenzio del Pd calabrese è assordante quanto imbarazzato.
Partiamo dal candidato. Lucio Presta non è certo uomo del Pd o della coalizione, più vicino a Flavio Briatore che a Matteo Renzi, non ha mai avuto interesse alla vita politica del partito che oggi lo vuole sindaco senza neanche il conforto delle primarie. In verità Presta non ha mai manifestato alcun interesse per la vita politica, impegnato come era in una carriera di uomo dello spettacolo prima e di manager degli artisti di indiscusso talento e prestigio, successivamente.
Non è stato il Pd a chiedergli di candidarsi ma tale decisione venne da lui presa e comunicata a prescindere da quello che avrebbero deciso i partiti di destra, di centro e di sinistra. Poi aggiunse che se il Pd lo voleva doveva rinunciare alle primarie. Accettate le sue condizioni, il Pd ha ottenuto la convergenza di tutto il mondo politico cosentino con la sola eccezione di qualche reduce di Forza Italia.
Il programma, l’organigramma e gli obiettivi dell’aspirante sindaco Lucio Presta hanno convinto tutti, ma proprio tutti, dalla quarta generazione dei Mancini alla seconda dei Morrone; dalla saga domestica degli Adamo in Bruno Bossio all’indignazione a comando dei Guccione in Magorno.
Benedicono anche i diversamente socialisti che sotto lo stesso cappello hanno collocato il dirigente comunale Incarnato, il commissario liquidatore della Sorical Incarnato; il segretario regionale Incarnato e il rappresentante nella commissione elettorale Incarnato.
Restano fuori, al momento, i fratelli Gentile. Non amano le ammucchiate e soprattutto non amano perdere, se il centrosinistra non sarà compatto preferiscono andare da soli e poi far valere il peso dei loro consiglieri in una seconda fase.
E veniamo all’organigramma. Anche su questo le indicazioni del Pd latitano mentre Presta si limita a un «non sono disposto a imbarcare di tutto», verrebbe da rispondergli che in verità lo ha già fatto. Il programma elettorale, invece, non dubitiamo che c’è e che verrà presentato. Basta aggiornare il libro dei sogni e le carte sono a posto.
C’è quanto basta per dare un nome alle cose: a Cosenza si celebra un accordo di potere che, come tutti gli accordi di potere porta in sé il massimo della solidità e il massimo della fragilità. Solido quando si tratta di abbattere un ostacolo e di conseguire un obiettivo. Fragilissimo quando si tratterà di spartirsi beni e terreni conquistati. È la vecchia politica con in più l’ipocrisia di spacciarsi per nuova.

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