LAMEZIA TERME Sono stati dissequestrati i beni e le quote sociali della Moviter Snc, società appartenente a Francesco Cianflone, 60 anni, imprenditore lametino coinvolto nell’operazione “Piana” coordinata dalla Direzione distrettuale di Catanzaro, che nella primavera del 2013 portò all’arresto di altri tre imprenditori lametini considerati legati alla cosca Giampà egemone egemone a Lamezia terme. Contestualmente all’arresto di Cianflone, vennero sequestrati i beni delle quote societarie della Moviter Snc, società attiva nel ramo edilizio e del cemento. Analogo provvedimento di sequestro era stato poi emesso dal Tribunale di Catanzaro nell’ambito delle misure di prevenzione antimafia.
Già alcune settimane addietro, tuttavia, il Tribunale di Catanzaro aveva escluso dalla confisca i beni, il compendio aziendale e le quote societarie della Moviter. Giovedì il tribunale di Lamezia Terme accogliendo l’istamza presentata dai legali di Cianflone – gli avvocati Arturo Bova, Stefano Nimpo e Francesco Pagliuso – ha disposto il dissequesto di tali beni.
Cianflone è stato indicato dai collaboratori di giustizia, nell’ambito dell’operazione Perseo, quale imprenditore di riferimento della cosca Giampà.
Lo scorso cinque febbraio, la Dia di Catanzaro ha disposto per l’imprenditore un nuovo sequestro, del valore di sette milioni di euro. I beni confiscati comprendono le quote e il compendio aziendale della ditta “Costruzioni Srl”, operante nel settore edilizio, con sede nel comune di Amato, 140mila metri quadri di terreni prevalentemente agricoli, un appartamento, 37 beni immobili fra i quali numerosi mezzi da cantiere e 23 rapporti finanziari. È il patrimonio che sarebbe stato illecitamente costruito da Cianflone tra il 2007 e il 2011, nel suo periodo intraneo alla cosca Giampà. Anche il lavoro della Dia parte dall’operazione “Piana”.
Nel caso specifico, secondo quanto emerso dalle indagini e in particolar modo in seguito alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – tra i quali l’ex reggente della cosca Giuseppe Giampà –, il potere imprenditoriale di Cianflone sarebbe nato tra il 2007 e il 2008 quando, rivolgendosi a Vincenzo Bonaddio, poiché vittima di pressioni intimidatorie da parte della cosca rivale dei Torcasio, decide di collocarsi sotto l’ala protettiva dei Giampà. Da quel momento, non solo riceve protezione ma prende il posto di quella che era la ditta di riferimento del clan, ossia l’azienda di Roberto Piacente, anch’egli implicato nell’operazione “Piana” e condannato di recente in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. La cosca Giampà, dunque, sposta la sua attenzione, come impresa di riferimento, sull’attività di Cianflone che comincia a ottenere lavori e commesse tanto che Piacente quasi deve chiudere poiché il suo portafoglio clienti inizia a diminuire drasticamente. I lavori di privati e di aziende arrivano abbondanti alla ditta “Costruzioni Srl” che si occupa in particolare di rifornire calcestruzzo, grazie alla tutela della cosca e questo, sottolinea il procuratore aggiunto, pagando quello che Cianflone doveva pagare al clan e, come riferiscono gli stessi collaboratori, facendo quello che facevano tutti gli imprenditori di riferimento della cosca, ossia fare da tramite con le ditte o ritirare il pizzo per conto della cosca Giampà.
Il periodo d’oro di Cianflone, però, termina intorno alla fine del 2011, a causa di dissidi interni alla cosca, in particolare per il ridimensionarsi del ruolo di Bonaddio, principale sponsor dell’imprenditore, che viene scalzato nella gestione degli affari da Giuseppe Giampà.
ale. tru.
x
x