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Calabria Verde e la “faida” dei boschi

LAMEZIA TERME «Il clima in azienda è avvelenato, non so se il governatore Oliverio riuscirà a trovare un dirigente capace di farsi carico di una situazione così pesante». A Calabria Verde – lo raccon…

Pubblicato il: 21/03/2016 – 7:12
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Calabria Verde e la “faida” dei boschi

LAMEZIA TERME «Il clima in azienda è avvelenato, non so se il governatore Oliverio riuscirà a trovare un dirigente capace di farsi carico di una situazione così pesante». A Calabria Verde – lo racconta un funzionario che chiede l’anonimato – le giornate passano tra visite, quasi quotidiane, della Guardia di finanza e notizie che rimbalzano impazzite. Si rincorrono dossier e controdossier, segnalazioni all’Anticorruzione, esposti e  provvedimenti disciplinari (minacciati o in itinere). Un ente ingovernabile: è per questo che Nello Gallo, il commissario straordinario scelto dal presidente della giunta regionale, ha gettato la spugna, al netto dei dubbi riguardo all’iter che lo aveva portato su quella scomoda poltrona. 
Con due Procure impegnate a spulciare nelle carte il clima è tesissimo. I fronti aperti sono tanti e, in qualche modo, si intrecciano. Basta dare un’occhiata alle date. 

LA FAIDA (AMMINISTRATIVA) DEI BOSCHI La faida dei boschi, così la chiamano tra i corridoi di Calabria Verde, è l’inizio del terremoto che ha scosso l’agenzia. Un caso nato in piena estate, con le prime verifiche avviate dall’ex management (quello guidato da Paolo Furgiuele) sulle concessioni per il recupero del legname in Sila. Le stesse concessioni (e le stesse denunce) che hanno portato al sequestro di un bosco di 1.300 ettari nell’area del comune di Bocchigliero. Dell’inchiesta – che vede cinque indagati tra dirigenti, funzionari dell’ente e imprenditori – si occupa la Procura di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla. Questo procedimento affonda le proprie radici in una serie di documenti trasmessi da Calabria Verde al Corpo forestale dello Stato. Sono carte e relazioni che illustrano le anomalie nel settore delle concessioni boschive. Questi atti hanno trovato conclusione in una scelta dell’ex direttore generale: quella di sospendere, il 28 agosto 2015, tre concessioni deliberate poco più di un mese prima. L’atto firmato da Furgiuele spiega che «i criteri di quantificazione e di stima del materiale legnoso non appaiono dotati di sufficienti parametri di obiettività e certezza» ma specifiche anomalie emergono da altre relazioni interne, oggi a disposizione dell’autorità giudiziaria. 

CONFUSIONE IN SILA La prima comunicazione è firmata da Giuseppe Campanaro, responsabile anticorruzione di Calabria Verde. Riguardo alle tre concessioni sospese dall’ex manager, richiama una perizia firmata da Gennarino Magnone. Magnone specifica che «la stima del materiale legnoso giacente a terra sul letto di caduta viene quantizzata in circa 150-200 quintali per ettaro, che rapportato all’intera superficie (di circa mille ettari) costituisce una quantità complessiva di circa 150mila/200mila quintali di legna». Le stime in base alle quali venivano rilasciate le concessioni, invece, erano tarate al ribasso. Il Corpo forestale dello Stato, infatti, segnala che un perito agrario, oggi indagato, si era fermato a 5.300 quintali. Una differenza enorme, tutta a favore delle aziende che avevano ottenuto il permesso di rimuovere la legna depositata sul fondo del bosco. La confusione è grande, nei boschi della Sila: circolano concessioni (troppo) a buon mercato e la documentazione non viene pubblicata a norma di legge. Quando Campanaro lo rileva è il 23 settembre 2015. Venti giorni prima, nei boschi di Bocchigliero, si era svolto il sopralluogo da cui è nata la stima al rialzo del materiale legnoso. La conclusione è tranciante: «Per il futuro è opportuno procedere alla stima, tramite tecnici agricoli qualificati, del materiale legnoso ricadente su ogni singola particella catastale per poi rilasciare le relative concessioni in forma precisa e circostanziata». Come dire: prima di oggi era il caos. 

L’ESAME DELLE CONCESSIONI Il 5 ottobre 2015 arriva un’altra nota. Questa volta la firma Lucrezia Zurzolo, dirigente del controllo di gestione. Ha analizzato 11 concessioni trasmesse alla direzione generale da Leandro Savio, altro dirigente di Calabria Verde. E spiega: «Tutte le concessioni non contengono le ricevute dei bonifici di pagamento da parte dei concessionari del materiale legnoso né i corrispondenti documenti contabili della concedente Azienda Calabria Verde. I documenti ricevuti non contengono alcun riferimento alle procedure contabili relative alla vendita dei prodotti e alle corrispondenti voci sul Bilancio dell’azienda, non sono indirizzati al responsabile economico-finanziario, non risultano pubblicati». Più che un bosco è una giungla. Zurzolo dedica un passaggio proprio alla concessione che riguarda Bocchigliero: «Non indica i riferimenti catastali dei terreni interessati. Inoltre manca il riferimento normativo appropriato; la richiesta del concessionario non specifica l’uso cui la legna è destinata». Insomma, le «anomalie» appaiono evidenti e «risulta senz’altro funzionale e opportuno sospendere il rilascio di qualunque nuovo atto concessorio». È il parere che blinda la decisione di Furgiuele. 

I FRONTI AUMENTANO È la “faida dei boschi” il primo fronte che si apre in un’azienda che, in quel momento, progetta la grande gara da 33 milioni di euro per l’acquisto di mezzi per interventi in Protezione civile. Il secondo si materializza due settimane dopo il parere di Zurzolo sulle concessioni. Il 20 ottobre, a cinque mesi dal via dell’iter per la gara, arriva il primo intoppo. È una nota firmata da Ernesto Forte, dirigente del settore Protezione civile. Da questo momento in poi, inizia il rimpallo tra Regione (interviene anche il dipartimento Agricoltura) e Calabria Verde che porterà all’annullamento della gara. E all’apertura di un’inchiesta della Procura di Catanzaro che vede tra gli indagati per abuso d’ufficio proprio Paolo Furgiuele.

PROCEDIMENTI DISCIPLINARI Intanto, sul fronte interno, si continua a scavare sulle concessioni. E, secondo quanto è stato possibile apprendere da fonti interne all’Azienda, Furgiuele chiede e ottiene l’apertura di un fascicolo da parte dell’ufficio Provvedimenti disciplinari su Leandro Savio, il dirigente che si occupa di “Patrimonio e servizi forestali”. Al centro della richiesta, vi sarebbero inadempienze – legate proprio alla gestione delle concessioni boschive – che l’ex dg considera dannose per il normale funzionamento di Calabria Verde. L’ipotesi è che, nonostante le anomalie emerse, il dirigente abbia continuato a rilasciare permessi. Pare, tuttavia, che quel procedimento disciplinare sia stato archiviato, nonostante l’intervento della Procura di Castrovillari sul settore delle concessioni. Calabria Verde è un guazzabuglio, in cui gli accusati diventano accusatori, e viceversa. In cui documenti riservati vengono alla luce e provocano reazioni riservate (e stizzite) che, a loro volta, fanno la propria comparsa su giornali e siti. Ingovernabile, sotto ogni punto di vista. 

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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